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Secondo Nature le vaccinazioni di massa generano nuove varianti resistenti ai vaccini? No! Lo studio dice altro

13 Agosto 2021 - 12:00 David Puente
Uno studio, che non è stato pubblicato su Nature, viene usato erroneamente dai contestatori dei vaccini per sostenere la teoria del «Non si vaccina mai durante una pandemia»

Si ritiene che uno studio pubblicato dalla rivista scientifica Nature, datato 30 luglio 2021, confermi la teoria del «Non si vaccina mai durante una pandemia» diffusa in Italia dal Dott. Garavelli dell’Ospedale di Novara (ne abbiamo parlato qui e qui) e attribuita da altri erroneamente all’Oms (ne parliamo qui). La frase attribuita allo studio e che circola sui social grazie a un articolo di MeteoWeb, «con vaccinazioni di massa generiamo nuove varianti resistenti ai vaccini», viene utilizzata dagli ambienti No Vax e dei contestatori della campagna vaccinale, ma risulta errata.

Per chi ha fretta

  • Lo studio non è stato pubblicato dalla rivista scientifica Nature, ma dalla rivista Scientific Reports.
  • Lo studio non conferma la teoria del «Non si vaccina mai durante una pandemia».
  • Lo studio è basato su una simulazione matematica che considera anche scenari non realistici.
  • Lo studio sostiene l’importanza di una rapida vaccinazione di massa.
  • Lo studio sostiene la rapida vaccinazione di massa senza però rinunciare alle misure di contenimento del virus durante la campagna vaccinale e durante un periodo successivo necessario a fermare la diffusione del virus.

Analisi

La fonte della notizia risulta essere un articolo di MeteoWeb dal titolo «Covid, l’ultimo studio su Nature: “con vaccinazioni di massa generiamo nuove varianti resistenti ai vaccini che andranno avanti all’infinito”».

Uno dei tweet che condivide la teoria con l’articolo di MeteoWeb

Non è uno studio di Nature

La prima verifica riguarda la pubblicazione sulla rivista scientifica Nature. Al contrario di quanto affermato da coloro che hanno diffuso lo studio, questo è stato pubblicato nella rivista Scientific Reports lanciata da Nature Research nel 2011. Si tratta della stessa rivista che pubblicò uno studio sull’omeopatia ampiamente contestato in Italia, in particolare dal Prof. Enrico Bucci come riportato in un articolo di Nature (la rivista scientifica ufficiale), la stessa rivista contestata dal 2016 in poi per alcuni scandali in merito a pubblicazioni scientifiche controverse.

Le falle dello studio

Lo studio viene fatto attraverso un modello matematico, una simulazione, basata su alcuni elementi anche non realistici come ci ha spiegato al telefono il Prof. Enrico Bucci. In primo luogo, gli autori considerano erroneamente nelle loro analisi che ogni vaccino riduca la trasmissibilità del virus nella stessa maniera in cui riduce la possibilità di contrarre i sintomi della malattia. Secondo, considerano erroneamente che tutti i ceppi del virus (varianti) che emergono hanno la stessa trasmissibilità. Infine, considerano che l’immunità conferita da un virus protegga dai ceppi successivi nonostante questo non sia affatto dimostrato.

Il problema della vaccinazione di massa lenta

Leggendo l’articolo si comprendono le prime vere informazioni dello studio:

Gli studiosi evidenziano come attualmente nel mondo “si ritiene che i vaccini siano la migliore soluzione disponibile per controllare la pandemia di SARS-CoV-2 in corso. Tuttavia – spiegano – l’emergere di ceppi resistenti ai vaccini potrebbe arrivare troppo rapidamente affinchè le vaccinazioni possano alleviare le conseguenze sanitarie, economiche e sociali della pandemia. Il basso tasso di produzione e somministrazione di vaccini a livello mondiale, abbinato alla nascita e alla diffusione sempre più rapida di nuovi ceppi con un certo grado di resistenza ai vaccini, sono una potenziale causa di preoccupazione“.

La seguente affermazione non è nuova: «Il basso tasso di produzione e somministrazione di vaccini a livello mondiale […] sono una potenziale causa di preoccupazione». Che cosa significa? Ne abbiamo parlato in un precedente articolo dedicato alle varianti del Sars-Cov-2 citando il lavoro pubblicato da Roberto Burioni ed Eric Topol pubblicato su Nature (la rivista ufficiale):

A che serve, dunque, vaccinarsi? La redazione di MedicalFacts (sito di uno degli autori della lettera a Nature, Roberto Burioni) spiega che «la vaccinazione resta comunque fondamentale perché, non solo impedisce la malattia e il contagio, ma rende più difficile la comparsa di nuove varianti, in quanto diminuiscono la probabilità di contagio». Ecco perché, nella lettera di Nature, gli autori invitano a vaccinare, con vaccini efficaci, anche i cittadini di quei Paesi meno fortunati.

Le conclusioni dell’articolo di MeteoWeb, se letto per intero, sono le seguenti:

Significa che o vacciniamo tutto il mondo in breve tempo, oppure gli sforzi attuali si riveleranno assolutamente inutili per contrastare l’avanzata della pandemia e, anzi, avremo – come sta già accadendo con la variante Delta – una continua circolazione del virus con nuove varianti sempre più resistenti ai vaccini, e che quindi vanificheranno proprio le vaccinazioni.

L’allentamento delle misure di contenimento

Lo studio usato dai contestatori della campagna vaccinale, riporta un ulteriore punto critico nella gestione della pandemia durante la vaccinazione di massa: l’allentamento delle misure di contenimento del virus. Ecco cosa riporta l’articolo di MeteoWeb:

Gli esperti dello studio contestano quindi l’utilità della scelta di vaccinare la popolazione in massa e contemporaneamente abbassare le misure di contenimento del contagio, che dovrebbero rimanere rigide proprio durante la campagna di vaccinazione per evitare l’emergere di nuove varianti resistenti ai vaccini.

Che cosa dice lo studio

Abbiamo già anticipato due punti fondamentali citati nello studio. Bisogna dire, onde evitare ulteriori incomprensioni nella diffusione dell’articolo, che il lavoro svolto dagli autori riguarda una simulazione e che il grafico sottostante (prelevato dallo studio e modificato da MeteoWeb) non è la prova che le varianti siano state generate dalla vaccinazione di massa.

La scritta bianco-rossa è stata inserita da Open affinché non venga utilizzata l’immagine in modo improprio.

Come dicevamo, si tratta di una simulazione basata su «parametri che assomigliano realisticamente alla trasmissione di SARS-CoV-2» (come dichiarano gli autori) considerando «l’impatto del tasso di vaccinazione e la forza delle misure di intervento non farmaceutico». Risulta fondamentale, come avevamo spiegato in un precedente articolo, fondamentale che le misure di contenimento “non farmaceutiche”, come l’utilizzo delle mascherine e l’attenzione all’igiene che abbiamo imparato a seguire nel 2020, non devono essere allentate nonostante la vaccinazione.

Il problema riguarda proprio il mancato controllo della diffusione del virus durante la vaccinazione di massa: «il rischio più elevato di insediamento di ceppi resistenti si verifica quando un’ampia frazione della popolazione è già stata vaccinata ma la trasmissione non è controllata». Questi concetti vengono spiegati nell’Abstract dello studio: «Come previsto, abbiamo scoperto che un rapido tasso di vaccinazione riduce la probabilità di comparsa di un ceppo resistente. Controintuitivamente, quando un rilassamento degli interventi non farmaceutici è avvenuto in un momento in cui la maggior parte degli individui della popolazione è già stata vaccinata, la probabilità di insorgenza di un ceppo resistente è stata notevolmente aumentata».

Sempre nell’Abstract, gli autori fanno un invito alle autorità: «Di conseguenza, dimostriamo che un periodo di riduzione della trasmissione vicino alla fine della campagna di vaccinazione può ridurre sostanzialmente la probabilità di insediamento di ceppi resistenti. I nostri risultati suggeriscono che i responsabili politici e gli individui dovrebbero prendere in considerazione il mantenimento di interventi non farmaceutici e comportamenti di riduzione della trasmissione durante l’intero periodo di vaccinazione».

Conclusioni

Lo studio, che non è stato pubblicato dalla rivista scientifica Nature, non conferma in alcun modo la teoria del «Non si vaccina mai durante una pandemia», al contrario suggerisce di mantenere le misure di contenimento del periodo pre-vaccinale durante la vaccinazione di massa e in un successivo periodo necessario al fine di non consentire al virus di diffondersi permettendo a una variante resistente ai vaccini. L’articolo di MeteoWeb permette di accedere a queste informazioni, ma il titolo vanifica il tutto.

Ringraziamo il Prof. Enrico Bucci e il Prof. Marco Gerdol per la consulenza fornita per questo articolo.

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