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Zakia Khudadadi, la prima donna afghana pronta a competere alle Paralimpiadi bloccata a Kabul: «Vedo i miei sogni crollare»

17 Agosto 2021 - 23:42 Redazione
L'appello della lottatrice di taekwondo che si allenava da cinque anni per Tokyo 2020. «Stiamo vivendo un incubo. Chiedo a chinque mi legga di aiutarmi»

Era pronta a diventare la prima donna dall’Afghanistan a gareggiare nelle Paralimpiadi a Tokyo 2020. Invece oggi, dopo la caduta di Kabul in mano ai talebani, Zakia Khudadadi è bloccata nella Capitale e chiede disperatamente aiuto. «La mia famiglia è in una situazione molto brutta. Siamo tutti sotto il controllo dei talebani e questo è un grande incubo». L’appello è di una giovane atleta paralimpica afghana intrappolata nel suo Paese dopo la caduta di Kabul. Interpellata via Facebook rispondendo alla richiesta di contatto dell’Ansa dopo che il capomissione del comitato paralimpico afgano aveva parlato della sua situazione, Zakia ha chiesto «a chiunque mi legga di aiutarmi» e racconta la sua paura più grande. «Tutte le mie foto e i miei video sono diffusi nel mondo virtuale e mi aspetto che possa accadere qualcosa a me e alla mia famiglia in qualsiasi momento».

«Ho lavorato giorno e notte, non è giusto che mi fermi qui»

Una paura fortssima, che ora sembra più grande del desiderio di partecipare alle Paralimpiadi, l’evento per il quale si è preparata cinque anni. Zakia Khudadadi, lottatrice di taekwondo, ha raccontato di essersi allenata duramente per Tokyo 2020 «ma al momento non ho nemmeno la sicurezza della vita, figuriamoci della competizione. Sono l’unica donna nella storia dell’Afghanistan che ha ottenuto la qualificazione olimpica, ma ora vedo i miei sogni crollare», ha detto. L’atleta teme che i social che l’hanno tenuta in contatto col mondo possano diventare la sua condanna, eppure non rinuncia ad usarli per far conoscere la situazione che sta vivendo e chiedere aiuto: «Ho attraversato molti alti e bassi per raggiungere questo traguardo, ho lavorato giorno e notte e non è giusto che mi fermi qui. La mia partecipazione alle Olimpiadi di Tokyo dà una rinnovata speranza a tutte le donne afgane e le motiverà di nuovo a crescere e lottare per i nostri obiettivi. Ho bisogno di un posto sicuro, e voglio continuare a praticare sport in un Paese sviluppato, un posto sicuro per me e la mia famiglia». Prima del suo intervento diretto, le parole di Zakia era state mediate, via Londra, da Arian Sadiqi, capomissione del comitato paralimpico afhgano e istruttore dell’arte marziale coreana. La partecipazione ai Giochi rappresenterebbe non soltanto l’esordio della prima donna afghana alle Paralimpiadi, che inizieranno martedì 24 agosto. Ma soprattutto una concreta possibilità di salvezza, magari con una richiesta di asilo politico. Nel 2019 un’altra concorrente di taekwondo afghana aveva dichiarato al Washington Post che i talebani «probabilmente ci avrebbero sparato» se avessero visto lei e altre donne allenarsi insieme agli uomini nella loro palestra di Kabul.

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