Voci dall’Afghanistan, Matiullah: «Da 20 anni costruiamo scuole nel Paese. I talebani non ci fermeranno» – L’intervista

Matiullah Wesa, 29 anni, fa parte dell’organizzazione PenPath che costruisce scuole e biblioteche nelle parti più povere del Paese. Con il ritorno dei talebani, il futuro di intere generazioni resta incerto

«Abbiamo impiegato anni per convincere gli afghani che l’educazione è un nostro diritto. Oggi rischiamo di dover rifare tutto da capo». Matiullah Wesa ha 29 anni. Quando le truppe talebane sono entrate a Kandahar, la sua provincia d’origine, lui era lì a lavorare con PenPath, l’associazione che ha fondato nel 2009 per promuovere l’educazione tra le bambine e i bambini. Ora parla al telefono da Kabul, la capitale che fino a pochi giorni fa nessuno immaginava essere così fragile. Ci è arrivato da qualche giorno. «Se ci sarà bisogno di affrontarli, i talebani, li affronterò. Non abbiamo intenzione di fermarci ora». Matiullah è nato nel distretto di Maruf. Quando aveva appena otto anni, nel 2004, un gruppo di talebani armati entrò nella sua scuola – un complesso di tende in un’area rurale ottenuto a fatica da suo padre – e puntò una pistola alla tempia dell’insegnante. Qualche minuto dopo, tra le urla dei bambini, i militari diedero fuoco a tutto. Poi fecero irruzione a casa di suo padre: «Se non lasci questo posto – gli dissero – torneremo per ucciderti». Oggi Matiullah assiste alla ripresa del Paese da parte dei talebani in un misto di rabbia e stupore. Ma a differenza di altri, le sue parole non lasciano spazio alla rassegnazione.


Matiullah Wesa | Matiullah Wesa con la sua classe, Afghanistan

Guidare una rinascita con 100 scuole

Da quando PenPath è nata, l’organizzazione ha aperto 100 scuole in tutto il Paese e ha ottenuto i permessi per aprirne altre 46, assicurando a 54 mila bambine e bambini il diritto all’istruzione. Ha costruito da zero 38 librerie pubbliche nelle aree più remote del Paese, ed è andato porta a porta nelle città per sensibilizzare le famiglie sull’importanza della scuola. Un lavoro non facile, considerando che la maggior parte della popolazione della provincia di Kandahar – dove gli stessi talebani sono nati nel 1994 – ha vissuto per anni senza ricevere un’istruzione. Quando il 2002 il distretto di Maruf non aveva ancora una scuola, il padre di Matiullah, capo del villaggio, era andato da tutti gli abitanti a chiedere di unirsi per dare ai bambini la possibilità di studiare. «La maggior parte delle persone non capiva», racconta. «Per loro non era importante. L’educazione non era mai stata parte della loro vita. Ma grazie al lavoro di mio padre, un anno dopo il distretto aveva di nuovo una scuola».


Matiullah Wesa | Un gruppo di volontari di PenPath, Afghanistan

«In questi 13 anni abbiamo parlato con gli amministratori locali e abbiamo incontrato i ministri del governo per chiedergli di aiutarci a dare un’educazione alle bambine e ai bambini senza distinzioni», racconta. Nonostante la caduta del regime talebano, l’Afghanistan restava (e resta) profondamente spaccato dalle diseguaglianze economiche, e le aree rurali del Paese più lontane dalla capitale non avevano nemmeno un posto dove organizzare le lezioni. Matiullah e i 2.300 volontari (tra cui 40 donne) hanno organizzato negli anni lezioni all’aperto, sotto gli alberi e nelle distese rocciose, e hanno usato le moto simbolo della violenza talebana per portare libri nei distretti più remoti. Nonostante la povertà impedisca a molti bambini e bambine di comprare penne o quaderni, i progetti andavano a gonfie vele. Almeno fino a che i talebani non hanno fatto ingresso a Kandahar dalla porta principale ancora una volta, il 12 agosto scorso. «Ho sentito le bombe. Ho sentito il rumore delle armi da fuoco», dice Matiullah. «Tutti siamo spaventati ma io voglio parlare con i talebani, perché non voglio fermarmi. Gli chiederò di lasciarci fare».

L’influenza talebana sull’istruzione e l’incertezza del futuro

Matiullah Wesa | Una classe di PenPath, Afghanistan

Durante gli anni del governo talebano, dal 1996 al 2001, la percentuale di ragazze su un milione di studenti era dello 0%. A nessuna bambina era concesso di andare a scuola e a nessuna donna era permesso di insegnare. Negli anni successivi alla caduta del regime provocata dall’intervento delle forze statunitensi, la percentuale si è alzata progressivamente al 38% per le studentesse e al 30% per le insegnanti. Ora la situazione resta incerta e non è chiaro che tipo di regole imporranno i talebani sull’istruzione. Nella conferenza stampa del 17 agosto hanno assicurato che «tuteleranno i diritti delle donne», ma i primi giorni del neonato Emirato islamico hanno già prodotto degli effetti: «Le bombe non le ho sentite solo io, le hanno sentite anche le famiglie delle ragazze che ora hanno paura di mandarle a scuola», racconta Matiullah. «Ma adesso almeno hanno dei libri da tenere a casa con sé».

«Il futuro delle donne è buio»

Matiullah Wesa | Bambine e bambini ricevono libri per la scuola da PenPath, Afghanistan

Accanto alla determinazione di Matiullah, c’è la concreta paura delle donne di perdere tutto quello che hanno conquistato nel corso degli anni. Sida, una delle quaranta volontarie che collaborano con PenPath, è consapevole di avere tutto da perdere. «Tutte crediamo di non avere futuro, di avere davanti a noi anni bui», racconta al telefono. Sida ha 24 anni e ora si occupa di andare porta a porta dalle famiglie afghane per sensibilizzarle sul tema dell’istruzione. Ma non solo: presenzia all’apertura delle nuove scuole e aiuta quotidianamente nella costruzione delle biblioteche nei vari distretti del Paese. «Cosa penso? – chiede -. Penso che l’Afghanistan stia tornando indietro di anni. Penso che le nostre scuole chiuderanno ancora una volta, e che le bambine afghane saranno private dei loro diritti all’educazione, al lavoro e alla libertà». Ma se l’Afghanistan ha anche solo una speranza di non ripiombare nel buio del regime talebano, questa è negli sforzi portati avanti da persone come Matiullah e Sida, e nella generazione che hanno contribuito a rendere più libera con i loro libri.

Immagine di copertina: Matiullah Wesa | Bambine e bambini in una scuola di PenPath, Afghanistan

Leggi anche: