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Ungheria, fischi ai calciatori inglesi in ginocchio e ululati razzisti: la Fifa apre un’indagine

03 Settembre 2021 - 12:11 Redazione
fifa indagine ungheria razzismo inghilterra
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Gli ultrà ungheresi hanno ignorato gli appelli della vigilia lanciati dalle autorità locali. Già a Euro 2020 erano stati protagonisti di insulti e striscioni omofobi

La Fifa ha aperto un’indagine sugli insulti razzisti durante la partita tra l’Ungheria e l’Inghilterra valida per le qualificazioni al Mondiale 2022 in Qatar. Ieri sera i calciatori inglesi si sono inginocchiati in segno di solidarietà nei confronti di Black Lives Matter. Il gesto è stato accompagnato da ululati e sonore raffiche di fischi. E questo è stato soltanto l’inizio. Dopo la prima rete dei Leoni i tifosi ungheresi hanno lanciato oggetti in campo. Fra questi una bibita, raccolta sul terreno di gioco dall’inglese Declan Rice che poi ne ha bevuto il contenuto. Infine gli insulti razzisti. Un’inviata della Bbc ha riferito di aver udito distintamente alcuni versi di scimmia indirizzati a Jude Bellingham mentre si stava riscaldando. Poi, dopo la rete di Harry Kane, il bersaglio è diventato Raheem Sterling.

La partita alla Puskas Arena, finita 4 a 0 per gli inglesi, si è giocata davanti a 60 mila persone. La Fifa interverrà non appena avrà ricevuto il rapporto redatto dal delegato di campo, testimone di numerosi abusi da parte soprattutto degli ultrà ungheresi, che hanno del tutto ignorato gli appelli della vigilia, lanciati dalle autorità locali così come dagli stessi nazionali ungheresi, per comportamenti all’insegna del rispetto e del fair-play. I tifosi magiari erano già stati puniti per la loro condotta durante i match di Euro 2020 contro Portogallo, Francia e Germania, quando gli ultrà si erano distinti per insulti razzisti ad alcuni giocatori neri e bandiere e striscioni omofobi (anche contro Cristiano Ronaldo). Per questo l’Ungheria era stata punita con tre partite della sua Nazionale a porte chiuse, una delle quali, quella di oggi, sospesa per un periodo di prova.

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