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Afghanistan, il ministro Di Maio: «Non riconosceremo il governo dei talebani»

04 Settembre 2021 - 19:45 Redazione
Il ministro degli Esteri italiano è volato stamattina in Uzbekistan e in Tagikistan per discutere delle prossime mosse per il futuro dell'Afghanistan

«Il riconoscimento del governo talebano è molto improbabile. Non credo che ci sia». Il ministro degli Esteri Luigi Di Maio ha parlato alla festa del Fatto Quotidiano della situazione in Afghanistan, in collegamento dal Qatar. Di Maio ha incontrato oggi i ministri degli Esteri del Tagikistan e dell’Uzbekistan per discutere delle prossime mosse strategiche per gestire la crisi umanitaria e la lotta al terrorismo. «Con Uzbekistan e Tagikistan stiamo lavorando su più fronti: il primo è quello di garantire un accesso assolutamente libero a tutte le Ong e le agenzie dell’Onu che si occupano di tutelare i civili. L’altro fronte – ha spiegato – è la lotta al terrorismo. Rafforzeremo la cooperazione tra le nostre intelligence, perché non possiamo permettere che l’Afghanistan sia una comfort zone per i terroristi». A giorni il regime talebano, le quali forze hanno conquistato Kabul lo scorso 15 agosto, annuncerà il nuovo governo che sostituirà quello di Ashraf Ghani. Per Di Maio è in bilico il riconoscimento anche da parte di Cina e Russia. «Ci sono tanti interrogativi», ha detto. «In alcune province assistiamo al degenerare della situazione contro le donne, ma anche all’uccisione di figure famose nel Paese, come un comico e un musicista. La linea del governo italiano è costruire un G20 straordinario anche per evitare corse in avanti nei confronti del governo afghano».

Il rischio terrorismo

Quanto è concreto il rischio di una escalation terroristica nel Paese? «Le cellule terroristiche, dopo la lotta all’Isis, si sono spostate in altre aree del mondo, come il Sahel», ha detto Di Maio. «Ma se l’Afghanistan diventa uno Stato fallito, allora vi si addenseranno maggiormente i campi di addestramento dei terroristi, e potrebbero continuare a proliferare cellule terroristiche come l’Iskp (la cellula dell’Isis proveniente dalla provincia afgana del Khorasan, ndr)». L’obiettivo, ha detto il ministro, è di «non permettere» che l’Afghanistan «diventi una comfort zone dei terroristi».

Immagine di copertina: ANSA/ANGELO CARCONI

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