Incendio al grattacielo di Milano, l’ultimo sospetto della procura: «effetto lente» sul balcone del 15mo piano

La procura procede per esclusione sulle ipotesi che hanno portato all’incendio del grattacielo di via Antonini. Tramontata finora solo quella del cortocircuito partito dal 15mo piano

Nessuna pista è ancora del tutto esclusa dalla procura di Milano che indaga sull’incendio che ha devastato a fine agosto la Torre dei Moro in via Antonini. Il lavoro degli inquirenti procede per esclusione, provando quindi a ridurre le possibili cause dell’incendio. L’ultima ipotesi trapelata riguarda anche quella dell’ «effetto lente» che sarebbe potuto accadere all’interno dell’appartamento del quindicesimo piano. Uno dei pochi punti fermi infatti è per ora che il rogo sia partito da quella casa, rimasta vuota nelle due settimane precedenti perché gli inquilini erano in vacanza. Stando a quanto raccontato dal custode del palazzo e dal proprietario di casa, l’energia elettrica in quella casa era stata staccata prima che gli inquilini partissero. Un dettaglio che aveva rimesso in discussione l’ipotesi che lì ci potrebbe essere stato un cortocircuito, per esempio da un elettrodomestico, da cui poi si sarebbero sprigionate le fiamme che hanno rapidamente avvolto il grattacielo. Mentre però l’ipotesi del cortocircuito sia stata scartata, la procura ora non esclude che in quella casa potesse esserci un oggetto di vetro, per esempio una bottiglia sul balcone, che ha riflesso i raggi solari su un altro oggetto infiammabile, come un rifiuto lasciato sul pavimento, e per l’alta temperatura ha iniziato a bruciare.


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