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I talebani vogliono vietare anche lo sport per le donne: «Non è necessario ed espone i loro corpi»

08 Settembre 2021 - 15:47 Redazione
afghanistan talebani ritorno burqa
afghanistan talebani ritorno burqa
Ancora una volta vengono disattese le promesse fatte dai talebani nelle scorse settimane. Le donne non solo non saranno rappresentate nel governo ma non potranno nemmeno svolgere attività che mostrino il loro corpo o il loro volto

Ahmadullah Wasiq è il vicecapo della Commissione cultura dei talebani, uno degli organi amministrativi del nuovo Afghanistan che saranno più sotto la lente dei media delle prossime settimane. È da qui infatti che si capirà quale sarà la direzione dei talebani sul tema dei diritti umani. Anche se il nuovo governo è formato solo da poche ore, le prime dichiarazioni di Wasiq rendono già chiaro l’orientamento degli uomini che hanno preso Kabul: «Le donne afgane non potranno giocare a cricket o a nessuno altro sport che esponga i loro corpi». Wasiq è stato ancora più specifico: «Non credo che alle donne sarà consentito di giocare a cricket perché non è necessario che le donne giochino a cricket. Nel gioco potrebbero dover affrontare situazioni in cui il loro viso o il loro corpo non siano coperti. L’Islam non permette che le donne siano viste così». La diffusione del cricket in Afghanistan è un fenomeno recente. È cominciato dopo la caduta del primo governo talebano, quindi gli uomini e le donne che si erano rifugiate in Pakistan sono tornate in patria. Nel 2015 per la prima volta la nazionale afgana ha ottenuto la qualificazione alla Coppa del mondo.

Le promesse dei talebani

Le parole di Wasiq, ancora una volta si muovono ancora una volta contro le promesse fatte dai talebani nelle scorse settimane, quando avevano promesso un governo inclusivo in cui avessero un ruolo anche le donne. Al momento nella lista dei ministri e dei viceministri diffusa dai talebani non c’è nessuna donna. Anzi. Nelle università per le donne è stato imposto l’uso del niqab e la divisione delle classi. A Kabul solo una giornalista su sette è tornata al lavoro dopo la caduta del regime.

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