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L’Ape Sociale per superare Quota 100: l’elenco dei lavori gravosi che permetteranno la pensione a 63 anni

20 Settembre 2021 - 06:13 Alessandro D’Amato
ape sociale lavori gravosi governo draghi
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Un elenco di lavori gravosi per i quali sarà possibile ritirarsi a partire dai 63 anni con una quota di contributi da definire. L'idea del governo per superare Quota 100 dal 31 dicembre

Una Super Ape Sociale per superare Quota 100. È questo il progetto a cui lavora il governo Draghi per affrontare la fine della legge che permette di andare in pensione a partire dai 62 anni con 28 di contributi dopo il 31 dicembre 2021. L’idea è quella di istituire un elenco di lavori gravosi per i quali sarà possibile ritirarsi a partire dai 63 anni. Partendo dal lavoro della Commissione istituita dal governo Gentiloni e ora presieduta da Cesare Damiano. Che ha già chiuso una prima istruttoria che ha allargato a 203 le mansioni pesanti. L’idea del governo, spiega oggi la Repubblica, è consentire a più lavoratori di anticipare la pensione — tramite l’indennità ponte chiamata Ape sociale, al massimo 1.500 euro lordi al mese — a 63 anni con 36 di contributi, a patto di aver svolto quella mansione per sei anni negli ultimi sette o sette anni negli ultimi dieci.

La pensione e i lavori gravosi

L’Ape Sociale l’hanno utilizzata dal 2017 al 2020 in totale 4.300 lavoratori, a cui bisogna aggiungere la categoria “precoci” (20mila persone) che sono impegnati in lavori pesanti iniziati quando erano ancora minorenni e che hanno pagato almeno 41 anni di contributi. Negli ultimi quattro anni sono state anche respinte il 61% delle domande presentate. Anche perché nella lista, per esempio, erano presenti gli operatori socio assistenziali (Osa) ma non i socio sanitari (Oss). Ora Inail ha elaborato un nuovo elenco, applicando ai mestieri identificati dal mansionario di Istat tre indici. Ovvero frequenza degli infortuni rispetto alla media, numero di giornate medie di assenza per infortunio, numero di giornate medie di assenza per malattia. E così, soltanto prendendo in esame la fascia dei lavoratori tra 56 e 63 anni, escono fuori 108 mansioni “gravose” relative a 26 classi professionali divise in due blocchi.

Il primo blocco presenta tutti e tre gli indici sopra la media. Il secondo due indici su tre. Si tratta di mezzo milioni di lavoratori ma non è questo il numero di persone che potrà usufruirne perché oltre ai 63 anni di età occorrerà anche avere 36 anni di contributi. Ma insieme all’elenco Inail, sintetizzato anche in una classifica che mette in fila 92 classi professionali, di cui le prime 27 identificate come gravose, vanno anche aggiunte due mini liste di cosiddetti “codici rossi” e “codici bianchi”. In questo caso parliamo delle cosiddette «mansioni siamesi», ovvero tutte quelle «mansioni gravose, affini alle attuali coperte dall’Ape sociale, ma sin qui escluse». Tra queste ci sono per esempio gli operatori socio sanitari, ma anche conducenti di bus e tram, insegnanti delle elementari, portantini, forestali, magazzinieri.

I codici rossi e bianchi e le mansioni siamesi

Ora Inps dovrà calcolare l’impatto sui conti delle varie categorie. Il ministro del Lavoro Andrea Orlando e il responsabile dell’Economia Daniele Franco dovranno poi decidere quali includere e quanto spendere. Tra le altre proposte della commissione: scendere a 30 anni di contributi come requisito, almeno per gli edili, prolungare l’Ape al 2026, togliere l’attesa di 3 mesi dopo la Naspi per accedere all’Ape, norme di vantaggio per donne, lavoro notturno e disoccupati di lunga durata. Nell’elenco dei nuovi lavori gravosi ci sono anche bidelli, riparatori di motori di aerei, verniciatori industriali, macellai, panettieri, pasticceri, commessi e cassieri, stampatori e addetti alle attività poligrafiche, valigiai, trivellatori di pozzi petroliferi, benzinai, meccanici, falegnami, tassisti, venditori a domicilio, operatori di impianti di riciclo rifiuti, saldatori e fonditori.

Intanto ieri di pensioni ha parlato il segretario del Partito Democratico Enrico Letta. Quello di quota 100 «è un terreno su cui sta lavorando e il governo lavorerà. Io credo sia stata una riforma iniqua e costosa, ha impiegato soldi che potevamo dare a giovani per trovare il loro primo lavoro. È iniqua perché all’80% ne ha usufruito gli uomini, dunque è discriminatoria per le donne», ha detto, ospite di SkyTG24. «Io credo che per il superamento quota 100 si debba partire dal concetto di lavoro usurante. Io sono d’accordo che a 65, 66 anni si vada in pensione prima. Ma soprattutto se chi lavora deve stare su ponteggi, inseguire dei rapinatori o lavorare in condizioni usuranti. E credo sia importante che governo e sindacati ne parlino per trovare una soluzione che superi quota 100».

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