Non è una Juve per giovani: cosa c’è dietro il fuorionda di Allegri sui giocatori che non meritano i bianconeri

Il tecnico ce l’aveva con i “giovani” che sono costati milioni di euro e oggi non rendono quanto dovrebbero. Sul banco degli imputati Chiesa, De Ligt e Kulusewski

Il video che spopola sui social network cattura il fuorionda di Massimiliano Allegri mentre rientra nel tunnel dopo la partita con il Milan: «Porca tr… E poi vogliono giocare nella Juve». L’allenatore tornato sulla panchina bianconera quest’anno ce l’aveva chiaramente con qualche suo calciatore, furioso per consegne tattiche non rispettate o per l’atteggiamento non all’altezza del club. Nel finale di Juve-Empoli era stato “rubato” invece un labiale di Giorgio Chiellini: «Non è squadra». E oggi il Corriere della Sera mette davanti alla lavagna i buoni e dietro i cattivi: se Chiellini, Bonucci e Cuadrado sono intoccabili, sul rendimento di Chiesa, De Ligt e Kulusewski si addensano nubi sempre più cariche di pioggia.


L’allenatore nel pallone

Anche se, spiega ancora il quotidiano, sul banco degli imputati rischia di finirci prima di tutto lui. Che ha lasciato due anni fa una squadra adulta, che sapeva cosa fare in campo, e ne ha ritrovata un’altra adolescente che adesso non capisce bene quali compiti le vengono assegnati e come svolgerli. Per errori individuali — come quelli di Szczesny nelle prime giornate e di Rabiot che ha regalato l’angolo decisivo al Milan domenica sera — ma anche per un insostenibile arretramento del baricentro nel secondo tempo, nel quale il possesso palla bianconero si è rattrappito fino al 37%: la palla scotta insomma, sia per alcuni giocatori, che per il modo di stare in campo della squadra. «Quando c’è il momento decisivo della partita bisogna capire che la palla diventa pesante e alla Juve ha un peso diverso. L’ho spiegato mille volte — ha detto Max —. Bisogna essere responsabili, bisogna avere la cattiveria giusta. È semplice, basta complicarla con schemi, moduli e robe».


Il quotidiano spiega che la possibilità che ci siano giocatori non adatti alla Juve è concreta visto che la società ha seguito logiche finanziare e non di campo per mettere assieme la rosa. In ogni caso la prossima finestra di calciomercato si aprirà soltanto a gennaio e i conti non permettono pazzie. Quindi bisogna far rendere quelli che ci sono. E qui torna il fantasma della spaccatura tra vecchia guardia e giovani: «Allegri, tecnico vecchio stampo in un calcio che cambia in fretta, aveva usato bastone e carota anche con Morata e Dybala agli inizi, poi con Rugani e Kean. De Ligt e Chiesa (un po’ meno Kulusevski) sembrano già strutturati». E le parole sull’azzurro hanno un po’ sorpreso: «È un giocatore bravo, che come tutti gli altri deve crescere e acquisire autorevolezza e consapevolezza che siamo alla Juventus».

Una panchina d’oro

La Stampa fa i conti: la Juve subisce almeno un gol da 18 partite consecutive in campionato e fatica a gestire le situazioni di vantaggio. In 4 giornate ha subito 3 rimonte e bruciato 7 punti. E anche per il quotidiano di Torino fanno discutere le esclusioni di De Ligt e Chiesa contro il Milan, ma oltre i superficiali processi social e, all’opposto, le specialistiche disquisizioni tattiche, è innegabile la contraddizione tra il progetto giovani anticipato con l’addio di CR7 e la rinuncia a due gioielli costati 125 milioni. La formazione schierata contro i rossoneri d’altro canto prevedeva otto giocatori che avevano già militato nella squadra di Allegri: in più c’erano solo Danilo, Rabiot e Locatelli. E Repubblica segnala che in base alle valutazioni di Transfermarkt domenica il valore di mercato delle riserve superava quello dei titolari (302 milioni contro 285).

L’età media dell’undici di partenza invece sfiorava i trent’anni. Il quotidiano racconta anche cosa è successo dopo il fuorionda. Dopo aver imboccato il tunnel sacramentando, Allegri ha urlato nello spogliatoio ciò che poco dopo avrebbe ripetuto, con toni smorzati, davanti alle telecamere, cioè che non si può perdere il controllo di una partita in quel modo. Si parla anche di un litigio tra Szczesny e Rabiot, il seguito di quanto già successo in campo quando, in attesa del corner dell’1-1, il portiere cercava di strattonare il francese per sistemarlo nella posizione più giusta. Ma il centrocampista non gli ha dato retta, lasciando un vuoto nell’area piccola. Il nervosismo di Szczesny è comprensibile: le distrazioni di Rabiot erano già costate lo 0-1 dell’Empoli e l’1-1 del Napoli.

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