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Luca Morisi indagato a Verona: avrebbe ceduto sostanze stupefacenti a tre persone

27 Settembre 2021 - 04:37 Alessandro D’Amato
luca morisi indagato droga verona
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Luca Morisi è iscritto nel registro degli indagati a Verona per cessione e detenzione di droga. I carabinieri hanno trovato una sostanza liquida nella sua cascina a Belfiore. Tre ragazzi fermati lo accusano. Il sospetto che l'ex social media manager della Lega fosse "sotto osservazione" già da tempo

Il nome di Luca Morisi è iscritto nel registro degli indagati a Verona per cessione e detenzione di stupefacenti. I carabinieri hanno trovato alcune dosi di droga nella sua cascina a Belfiore, paesino a venti chilometri dalla città in cui è residente dal 2003. L’inchiesta è assegnata al pubblico ministero Stefano Aresu. Tutto comincia a Ferragosto, quando durante una perquisizione i carabinieri fermano un’automobile con tre giovani a bordo per un controllo. E trovano un flacone con “droga liquida”. I tre, secondo la versione di Repubblica, accusano proprio Morisi di avergliela ceduta. Il Corriere della Sera invece scrive che c’è il sospetto che l’ormai ex social media manager della Lega fosse “sotto osservazione” da qualche settimana. E che il controllo scattato nei confronti dei tre giovani non fosse casuale ma frutto del monitoraggio dei suoi contatti. Sono proprio loro, indicandolo nella loro testimonianza come lo spacciatore, a far scattare l’accusa di cessione della sostanza.

L’inchiesta sul guru social della Lega

L’articolo 73 del testo unico sugli stupefacenti sanziona qualsiasi attività di cessione di droga ad altra persona, anche a titolo gratuito. Le pene vanno dalla reclusione da sei a venti anni alla multa da 26 mila a 260 mila euro. Dopo l’annuncio delle sue dimissioni dalle cariche di direzione della “Bestia” social del Carroccio, date ufficialmente per «motivi familiari», in Parlamento circolavano indiscrezioni sui veri motivi dell’addio. Sempre il Corriere racconta che qualcuno ipotizza che dalla sua cascina a Belfiore sia stato sequestrato anche del materiale informatico. Repubblica invece scrive che il liquido trovato nell’auto dei tre ragazzi è stato mandato al laboratorio di analisi dei Carabinieri che lavora nel Nordest ma che i risultati non sono ancora arrivati. Molte sostanze stupefacenti hanno forma liquida: dal Ghb (l’ecstasy liquida) al Gbl, la cosiddetta «droga dello stupro».

L’inchiesta per cessione di sostanze stupefacenti nei confronti di Luca Morisi è quindi il vero motivo del suo addio alla Lega. «Ringrazio tutti per l’interesse e l’amicizia: sto bene, non c’è alcun problema politico, in questo periodo ho solo la necessità di staccare per un po’ di tempo per questioni famigliari», aveva fatto invece sapere lui in un messaggio nella chat del Carroccio. Matteo Salvini aveva confermato la motivazione. «Era nell’aria da un po’, da tempo si era allontanato anche come presenza fisica — aveva invece sostenuto la settimana scorsa un leghista di lunga data e ben addentro all’inner circle di Salvini — . Essendo una persona estremamente intelligente e sensibile Morisi ha capito che un ciclo era finito. E ne ha tratto le conseguenze». Non si sa se il guru di Salvini abbia anche lasciato l’incarico nella segreteria della Lega che ricopre dal 2020. 

Chi è Luca Morisi

Morisi, 48 anni, è stato consigliere provinciale della Lega dal 1993 al 1997. Laureato in filosofia con 110 e lode, dopo il dottorato era stato professore a contratto per un laboratorio di informatica filosofica e un corso sui siti web di filosofia all’università di Verona. Secondo il suo curriculum l’incontro e l’inizio del lavoro con Salvini risale all’ottobre del 2013. Con il Capitano (un nomignolo che lui stesso avrebbe coniato) Morisi era arrivato fino al ministero dell’Interno. La sua società Sistemaintranet l’ha fondata nel 2009 insieme al socio Alessandro Paganella. La sede è a Porto Mantovano in provincia di Mantova e il suo software MAIA ha vinto il premio “Innovazione in Sanità” del Politecnico di Milano. Negli ultimi due anni la gestione dei social di Salvini partiva da una sede piuttosto curiosa: via delle Botteghe Oscure a Roma, sede del sindacato Ugl ma soprattutto ex storico indirizzo della segreteria del Partito Comunista Italiano.

La squadra social di Morisi ha attualmente un contratto pagato dal gruppo della Lega in Senato. Al ministero dell’Interno Morisi guadagnava 65mila euro l’anno, il suo socio Paganella 85mila. Belfiore è un comune che si trova a venti chilometri da Verona. Morisi abita in una cascina restaurata che per molto tempo è stata anche l’indirizzo di residenza della sua partita IVA. La procura di Verona è diretta da Angela Barbaglio. Il Casaleggio di Salvini non ha risposto alle richieste di commento dei giornali sulla vicenda.

La risposta di Morisi

«Non ho commesso alcun reato – fa sapere lui stamattina – ma la vicenda personale che mi riguarda rappresenta una grave caduta come uomo: chiedo innanzitutto scusa per la mia debolezza e i miei errori a Matteo Salvini e a tutta la comunità della Lega a cui ho dedicato gli ultimi anni del mio impegno lavorativo, a mio padre e ai miei famigliari, al mio amico di sempre Andrea Paganella a fianco del quale ho avviato la mia attività professionale, a tutte le persone che mi vogliono bene e a me stesso. Ho rassegnato il primo settembre le dimissioni dai miei ruoli all’interno della Lega: è un momento molto doloroso della mia vita, rivela fragilità esistenziali irrisolte a cui ho la necessità di dedicare tutto il tempo possibile nel prossimo futuro, contando sul sostegno e sull’affetto delle persone che mi sono più vicine».

«Si tratta di un fatto banale per quanto riguarda l’autorità giudiziaria. Morisi è iscritto nel registro degli indagati per supposta cessione di sostanza stupefacente, sulla cui natura si attende ancora l’esito delle analisi», dice intanto all’agenzia di stampa Ansa il procuratore della Repubblica di Verona Angela Barbaglio, in relazione all’indagine che coinvolge Luca Morisi, l’ideatore della campagna social della Lega. Morisi non è ancora stato sentito dal pm. «Mi risulta – prosegue Barbaglio – che il difensore dell’indagato abbia preso contatto con il pm titolare dell’indagine – Stefano Aresu ndr. – immagino per parlare degli atti del procedimento».

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