Informatici, operai e periti, i lavoratori introvabili: «Posti vacanti a 1.500 euro al mese»

Il disallineamento tra domanda e offerta lavorativa, secondo le stime del Censis e di Confcooperative, ha causato perdite per oltre 21 miliardi di euro

Tutti li cercano e tutti li vogliono, ma pare che le aziende non riescano a trovarli. Si tratta di informatici, operai e periti elettrotecnici il cui mancato impiego, secondo un’indagine condotta dal Censis in collaborazione con Confcooperative, comporta una perdita di oltre 21 miliardi di euro, pari all‘1,2 per cento del Pil. Dall’altro lato, ci sono invece i lavoratori e le lavoratrici, che pur cercando lavoro in questi settori e per queste posizioni, sembrano non riuscire a soddisfare le domande delle imprese. E restano dunque disoccupati. Un disallineamento tra domanda e offerta che, secondo la stessa indagine, ha lasciato scoperti 233 mila posti di lavoro nel secondo trimestre del 2021. Il presidente di Confcooperative, Maurizio Gardini, spiega al Corriere che, «se le aziende avessero assunto tutto il personale di cui avevano bisogno, la crescita del Pil nel 2021 sarebbe salita dal 5,9 per cento al 7,1 per cento».


Secondo gli studi di Anpal e Uniocamere, inoltre, le regioni in cui questo disallineamento è più marcato sono Friuli Venezia Giulia, Valle D’Aosta, Marche, Trentino Alto Adige, Emilia Romagna e Veneto. Per il prossimo trimestre, secondo le stime, sono previste assunzioni di 1,5 milioni lavoratori. Di questi, però, 500mila apparterrebbero alle categorie con qualifiche di difficile reperimento. A mancare sono soprattutto gli operai nel settore delle costruzioni, così come i lavoratori nei settori dell’alloggio e della ristorazione e quelli dell’informazione e della comunicazione. C’è poi il settore della logistica e del magazzinaggio.


Dalla Rosa (Ferretto Group): «Posti vacanti da oltre 1.500 euro al mese»

Il direttore generale di Ferretto Group, Otello Dalla Rosa, sempre al Corriere spiega che «la situazione è drammatica», malgrado si intravedano le luci di una ripresa, «ma non abbiamo lavoratori». Della Rosa spiega che da inizio anno, sono almeno 20 le posizioni scoperte nell’azienda, ma non si riescono a trovare professionisti idonei. «Garantiamo stipendi superiori ai 1.500 euro al mese – assicura il manager -, ma abbiamo comunque difficoltà nel reperire le persone. Anzi, bisogna fare strategia perché, in questa fase di difficoltà, le aziende tendono a rubarsi i candidati». Secondo il manager di Ferretto Group all’origine del disallineamento tra domanda e offerta di lavoro ci sarebbe anche la crisi della vocazione dei giovani, che vedono il lavoro in fabbrica come luogo di fatica fisica. «La fabbrica oggi non è più quella delle schiene curve e delle mani sporche – prosegue Dalla Rosa – è una realtà tecnologica. Il lavoro manuale e operativo non è un lavoro di serie B, sarebbe bello se questo messaggio arrivasse ai più giovani e alle famiglie».

Foto in copertina: ANSA

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