Cosa sappiamo della pillola Molnupiravir per il trattamento dei pazienti Covid a rischio di ospedalizzazione

Il nuovo farmaco si è rivelato efficace nel trattamento tempestivo dei pazienti anziani con patologie pregresse

Molnupiravir è il farmaco promosso dalla casa farmaceutica Merck assieme a Ridgeback Biotherapeutics. La pillola promette di dimezzare ricoveri e decessi Covid nei pazienti con nuova diagnosi. Per il momento è in fase di attesa dell’approvazione da parte dell’Fda, negli Stati Uniti. Il comunicato dell’azienda si basa su una interim analysis di terza fase ancora in corso: la MOVe-OUT. La ricerca coinvolgerà 1850 pazienti scelti in maniera randomica. Devono essere tutti positivi al nuovo Coronavirus e a rischio di sviluppare forme gravi di Covid-19. I volontari sono divisi tra un gruppo che ha assunto il farmaco è uno di controllo col placebo.


Lo studio

Cominciato il 19 ottobre 2020, lo studio si concluderà entro il 13 maggio 2022. Eppure sarebbero emersi già risultati promettenti, tali da portare a chiedere l’autorizzazione da parte dell’Fda. 


«Nell’analisi ad interim, molnupiravir ha ridotto il rischio di ospedalizzazione o morte di circa il 50%; Il 7,3% dei pazienti che hanno ricevuto molnupiravir è stato ricoverato in ospedale o è deceduto fino al giorno 29 dopo la randomizzazione (28/385), rispetto al 14,1% dei pazienti trattati con placebo (53/377)».

Se arrivati al ventinovesimo giorno, nessuno dei pazienti trattati col farmaco è deceduto, sono invece morti otto pazienti del gruppo di controllo. Dati questi risultati promettenti, d’accordo con Fda l’azienda ha sospeso temporaneamente il reclutamento, in attesa che l’Fda rilasci una autorizzazione per uso emergenziale. Parliamo quindi di dati che riguardano in tutto 775 pazienti. A reclutamento interrotto i volontari erano già 1.550 (oltre il 90% del campione totale previsto).

«Merck prevede di produrre 10 milioni di cicli di trattamento entro la fine del 2021 – continuano gli autori della nota aziendale – con più dosi che dovrebbero essere prodotte nel 2022. […] Inoltre, Merck ha stipulato accordi di fornitura e acquisto per Molnupiravir con altri governi in tutto il mondo, in attesa dell’autorizzazione normativa, ed è attualmente in trattative con altri governi».

Potrebbe sembrare un gruppo ristretto, ma – come spiegavamo per il farmaco di supporto anakinra – si tratta di soggetti con alto rischi di sviluppare forme gravi di Covid. Diversamente i vaccini anti-Covid in terza fase, hanno coinvolto decine di migliaia di volontari, perché in proporzione il rischio di contagio è notevolmente inferiore. 

I pazienti coinvolti presentavano le varianti Gamma, Delta e Mu; cosa che ci rassicura sulla potenziale efficacia del farmaco, anche contro i mutanti che hanno ottenuto maggiore attenzione da parte dei ricercatori. È interessante osservare i presunti eventi avversi che si associano al farmaco. Sono stati riscontrati nel 35% dei pazienti che hanno assunto la pillola, ma quelli col placebo riguardano il 40%. Anche l’incidenza di tali fenomeni è quasi sovrapponibile: rispettivamente del 12 e 11%. È ancora più emblematico vedere che solo l’1,3% dei volontari ha abbandonato la terapia, a fronte del 3,4% che ha assunto il placebo. Ecco perché è importante il controllo negli studi scientifici. 

Per chi è pensato il farmaco e quanto costerà

Il principio attivo del Molnupiravir è in grado di inibire la replicazione di SARS-CoV-2, in quanto analogo ribonucleosidico, classificato coi codici MK-4482 and EIDD-2801. Ha un ampio margine di efficacia se somministrato tempestivamente ai malati Covid non ospedalizzati. Il farmaco potrebbe essere destinato con priorità esclusivamente ad anziani con patologie pregresse, come il diabete o varie cardiopatie. Deve essere assunto ai primi sintomi, perché quello è il momento in cui il virus si moltiplica in un organismo privo di difese specifiche. Questo periodo di tempo indicativamente non dovrebbe essere superiore ai cinque giorni, stando ai risultati dello studio di terza fase.

Per quanto riguarda i costi, secondo il New York Times, il governo degli Stati Uniti pagherebbe 700 dollari per ogni «corso di trattamento». La concorrenza potrebbe essere determinante per abbassare ulteriormente i prezzi. Per esempio, anche Pfizer starebbe lavorando a una pillola con le medesime funzioni. Agenzie come Reuters riportano che il fine sarebbe addirittura quello di prevenire la malattia. Staremo a vedere.

Foto di copertina: Merck | Immagine di repertorio.

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