Il prete pro-eutanasia che vota per il referendum: «Perché accanirsi?» – Il video

L’intervento di Don Ettore Cannavera al congresso dell’associazione Luca Coscioni a Roma

Chi lo conosce sa che la carità cristiana di don Ettore Cannavera, prete di Cagliari, passa anche da prese di posizione destinate a far discutere, soprattutto all’interno della sua Chiesa. E di cosa pensa dell’eutanasia non ha mai fatto mistero. «Ho firmato anche io il referendum per l’Eutanasia Legale e organizzato due incontri con docenti universitari, per questo sono stato “richiamato” dal Vescovo di Cagliari per chiarire le mie idee», racconta don Ettore, che nel 1994 ha fondato a Serdiana La Collina, comunità per minori arrestati per reati gravi ammessi ma a cui sono state comminate pene alternative. Da tempo don Ettore, insignito nel 2018 dell’onorificenza di Commendatore dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana dal presidente Sergio Mattarella, sta portando avanti una battaglia culturale all’interno della Chiesa per il superamento del tabù del fine vita. «Nella mia visione di fede Dio è amore, non siamo individui singoli… io…io… conta la relazione con gli altri, il ‘noi», dice don Ettore al Congresso dell’associazione Luca Coscioni a Roma. «Occorre combattere la solitudine più che altro».


«Non lo chiamerei suicidio assistito, ma condiviso», aggiunge. «La vita non viene tolta ma trasformata: perché ti accanisci, lo tieni nella sofferenza, a fare che? A chi appartiene la nostra vita, non al singolo, ma alla comunità, alla nostra famiglia, a tutti. È un bene comunitario. Se a fronte di atroci sofferenze la decisione migliore per qualcuno è interrompere la vita allora io gli dico… fallo serenamente, sarai benedetto dal Padre Eterno». «Sull’eutanasia è ora di aprire un dibattito anche teologico all’interno della Chiesa cattolica, intesa non semplicemente come gerarchie vaticane ma come comunità dei credenti», commenta Marco Cappato, tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni e uno dei volti protagonisti da sempre della battaglia per il fine vita. E cita i risultati di un recente sondaggio Ipsos per cui il 52% di praticanti assidui della messa a nord est sono a favore della possibilità di un medico di terminare la vita del paziente su sua richiesta: per Cappato «indicano l’esistenza di quello che il grande filosofo e esponente dell’esistenzialismo cristiano Pietro Prini definiva “scisma sommerso».


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