Samantha è libera: il padre potrà interrompere i trattamenti e lasciarla morire dopo 11 mesi di coma

Dopo mesi di battaglie legali arriva l’ok del giudice. La madre: «Non vive da 11 mesi. Staccarle la spina è un atto d’amore»

«La macchina che esclude il corpo». Così Genzianella Dal Zot, madre di Samantha D’Incà, ha descritto la strumentazione medica che tiene in vita la figlia. Ma quella di Samantha «è una vita che non è più vita». Ricoverata da 336 giorni in una Rsa di Belluno, la donna – oggi 31enne – il 12 novembre 2020 uscì di casa per andare al lavoro, in fabbrica. Si ruppe un femore inciampando e cadendo a terra lungo il tragitto. «Un incidente banale, cui è seguita l’operazione a Belluno, il ritorno a casa per la riabilitazione e poi un inspiegabile crollo, una polmonite bilaterale estranea al Covid, il collasso dei polmoni, la peregrinazione tra gli ospedali di Feltre, Belluno e Treviso, poi il coma da cui Samantha non ha mai fatto ritorno, nonostante le cure dei luminari», ha raccontato al Corriere della Sera, Genzianella.


La storia di Samantha D’Incà

Dopo mesi di battaglie legali, il giudice tutelare Umberto Giacomelli ha autorizzato il padre a decidere sull’interruzione delle cure. «Abbiamo perso tante battaglie ma alla fine abbiamo vinto la guerra. Aveva ragione mio marito: finché avremo respiro, diceva, lotteremo per la dignità e il rispetto che Samantha merita». Sarà Giorgio D’Incà, dunque, a porre fine allo stato vegetativo irreversibile della figlia, dopo l’ultimo parere dei medici che seguono la 31enne di Feltre. Il magistrato, in contrasto con il parere del pubblico ministero – che avrebbe voluto l’avvocato Baldassi come amministratore – ha affidato a Giorgio l’ultima scelta sull’interruzione dei trattamenti sanitari vitali, inclusa la nutrizione artificiale. Nel provvedimento di 12 pagine del magistrato – destinato a fare letteratura di giurisprudenza -, sono valorizzate le volontà di Samantha: la 31enne non ha potuto esprimerle direttamente, ma è stato dato peso alla ricostruzione che i genitori hanno fornito dei 29 anni di vita senziente. «La prossima settimana ci sarà un’altra udienza, in cui verrà ufficializzato il tutto. Dovrò fare giuramento come amministratore di sostegno, capire che limiti ci sono, cosa posso fare e non fare», ha spiegato Giorgio al Corriere delle Alpi. «Quando vado a trovare Samantha – ha aggiunto – mi si spezza il cuore. Di notte dormo poco e non sarò mai più sereno. La mia vita è già cambiata 11 mesi fa e l’unica liberazione per me sarà morire. Non è naturale quello che sto vivendo. Ho i suoi ricordi, che sono belli, ma vivo male perché so che sono solo ricordi».


«Samantha è sempre nella mia mente e mi arrabbio quando qualcuno mi ricorda che ho altri due figli. No! Io ho tre figli, avrò sempre tre figli – ha concluso il padre -. C’è un marasma di emozioni dentro di me, ma il mio primo pensiero è darle pace, lasciarla libera». La madre, Genzianella, ha ribadito la sua convinzione nella scelta di interrompere i trattamenti: «Mia figlia non avrebbe mai voluto vivere così, ricordo le sue parole quando in tv scorrevano le immagini di Eluana e Dj Fabo. Finalmente ci hanno creduto e ci concedono questo atto d’amore». Ha parlato di concessione perché «così vuole la legge. È stato devastante e umiliante vedere che davanti al letto di Samantha, tutti potevano decidere di lei, tranne noi. Io e suo padre eravamo in un angolo, ma siamo stati noi a crescerla per 29 anni, io l’ho vista correre da bambina, diventare donna, ridere con gli amici, trepidare per il rinnovo di un contratto che per una beffa del destino sarebbe arrivato un mese dopo l’incidente». Perciò, Genzianella ha sottolineato che la legge va cambiata: ha firmato il referendum per l’eutanasia legale. Non ha avuto, tuttavia, rapporti con la politica durante questo travaglio. «Meglio così», ha ammesso, sottolineando invece la presenza della chiesa in questi 11 mesi: «Il nostro parroco è una persona straordinaria. Ci ha detto: spero che Samantha possa trovare presto la pace».

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