Movimenti neofascisti, perché Forza Nuova non è ancora stata sciolta? Ainis: «Le strade sono due, ma meglio punire i responsabili»

Dopo l’assalto di sabato alla sede della Cgil, il Pd ha chiesto l’approvazione di un decreto legge che ne sancisca la fine. Il costituzionalista: «Non serve scioglierla, serve punire i violenti»

La galassia nera romana torna sulle pagine dei giornali dopo le violenze squadriste di sabato 9 ottobre. Insieme allo sgomento, l’assalto alla sede della Cgil di Roma da parte del corteo (non autorizzato) guidato da Forza Nuova ha fatto tornare a galla una domanda: perché l’organizzazione di estrema destra, di dichiarata matrice fascista, non è ancora stata sciolta? Lo stato di diritto italiano concede diversi strumenti per mettere al bando organizzazioni di questo tipo, tre dei quali particolarmente rilevanti. In primis c’è la Costituzione, che nella XII disposizione vieta «la riorganizzazione sotto qualsiasi forma, del disciolto Partito fascista». C’è la legge Scelba (1952), che la disposizione numero XII la applica e che, nell’articolo 1 e 3, regolamenta i casi di scioglimento e le sanzioni penali. E c’è poi la legge Mancino del 1993, che punisce e condanna gesti, azioni e slogan legati all’ideologia nazifascista, aventi per scopo l’incitazione alla violenza e alla discriminazione per motivi razziali, etnici, religiosi o nazionali. La legge punisce anche l’utilizzo di simbologie legate ai citati movimenti politici, spesso utilizzati dai militanti di Forza Nuova e comparsi anche tra i partecipanti della manifestazione del 9 ottobre, largamente strumentalizzata dall’estrema destra.


La domanda sul perché queste leggi non vengano applicate su chi le viola esplicitamente non è nuova. Gli unici precedente dell’applicazione della Scelba riguardano le sentenze su Ordine Nuovo del 1973 e su Avanguardia Nazionale del 1976. Come ricorda Repubblica, le due organizzazioni di estrema destra erano state messe sotto inchiesta da Vittorio Occorsio, un magistrato che per questo venne ucciso dai militanti neri. La legge Mancino è stata applicata invece nella vicenda riguardante l’organizzazione Fronte nazionale: è stato sciolto nel 2000 da un decreto del ministero dell’Interno, arrivato dopo le condanne in Cassazione al fondatore Franco Freda e ai responsabili dei coordinamenti del Nord Est e del Nord Ovest, Aldo Gaiba e Cesare Ferri.


ANSA/GIUSEPPE LAMI | Giuliano Castellino durante gli scontri di Roma, 9 ottobre 2021

In Europa un precedente importante è stato sancito dalla sentenza della Corte d’Appello di Atene, che il 7 ottobre 2020, dopo 5 anni e mezzo di processo, ha dichiarato il partito di estrema destra Alba Dorata un’organizzazione criminale, e ha condannato il suo leader a 13 anni di carcere. Ora il Partito democratico, dopo gravi i fatti di sabato a Roma, ha annunciato una mozione parlamentare per approvare un decreto legge che ne sancisca la fine. Secondo la Scelba, nei casi straordinari di necessità e di urgenza (che sono gli stessi criteri per cui è previsto l’utilizzo del decreto legge), il governo può adottare il provvedimento di scioglimento e di confisca dei beni. Le strade, dunque, sono due: o di natura giuridica o di natura politica. Laddove manchi la prima, si fa strada l’iniziativa della seconda.

Articolo 3 della Legge Scelba

Ainis: «Meglio punire i violenti che sciogliere i movimenti»

I margini per decretare la fine di Forza Nuova esistono, ma la scelta non è stata finora valutata né urgente né necessaria. Tra i motivi di questa reticenza c’è una certa lettura dell’atteggiamento democratico: come ha commentato il costituzionalista Michele Ainis, «lo scioglimento di un partito o di un movimento non è mai una bella pagina per le democrazie». «Io sono un liberare e non ho paura delle opinioni o delle parole estreme», ha detto Ainis. «La tolleranza si esercita verso chi è contrario a tutti i tuoi valori. Facemmo bene all’epoca a non sciogliere il Movimento sociale italiano, perché ha consentito alla destra italiana di fare un certo percorso».

Al di là delle posizioni su cosa sia più democratico tra il lasciar operare un’organizzazione fascista come Forza Nuova o il negarglielo, la vera domanda è a cosa porterebbe. La legge Scelba fu emanata nel 1952, quando il partito e il movimento erano le uniche due realtà che consentivano ai suoi militanti di organizzarsi. Oggi, con l’avvento dei social network e dei gruppi Telegram, l’organizzazione spontanea è – nel bene e nel male – largamente facilitata. Quando entra in gioco l’istigazione ad atti violenti in nome di un’ideologia, la legge Scelba e molti altre norme penali, spiega Ainis, «permettono di reagire a prescindere dello scioglimento».

«Si può intervenire con pene severe contro chiunque promuova, organizzi o diriga associazioni, movimenti o gruppi di stampo fascista e violenti», precisa il costituzionalista. «La pena prevista è fino a 15 anni di galera. La responsabilità penale è personale, e si può procedere efficacemente con questa strada». Per il momento la Procura di Roma ha aperto due fascicoli sugli scontri, il primo dei quali riguarda i 6 arresti, effettuati tra chi è stato ritenuto promotore della rivolta. Tra i nomi ci sono quelli di Roberto Fiore e Giuliano Castellino, rispettivamente segretario nazionale di Forza Nuova e leader del ramo romano dell’organizzazione. A oggi, i reati contestati sono di istigazione a delinquere, devastazione e saccheggio.

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