Consiglio Ue, Draghi tira le somme: «Su gas interventi immediati. Da noi “no” ai muri contro i migranti» – Il video

La conferenza stampa del premier è iniziata con notevole ritardo: la fine dei lavori è slittata per la riscrittura della bozza di conclusioni. Difficoltà nel raggiungere un accordo sulle frontiere bielorusse, sui movimenti secondari dei migranti e sui piani d’azione con i Paesi terzi

La due giorni del Consiglio europeo si è conclusa in ritardo a causa dei contrasti tra i leader Ue sul tema delle migrazioni. Il nodo principale è stato quello della frontiera tra Polonia e Bielorussia: secondo il governo di Varsavia, Lukashenko starebbe conducendo una «guerra ibrida» contro l’Unione europea, spingendo i migranti nei territori polacchi. Di tutta risposta, la Polonia ha annunciato la costruzione di un muro lungo il confine. Nella bozza di conclusioni del Consiglio europeo, modificata in extremis, sono state mosse accuse dirette nei confronti di Minsk, a fronte di una prima versione in cui il riferimento era generico. Sempre nel documento conclusivo, a proposito del secondo punto cruciale del dossier migrazioni, rientra il tema dei movimenti secondari, molto caro all’Italia. Nel testo, si parla di ricerca di «un equilibrio tra solidarietà e responsabilità».


Il terzo nodo sul dossier riguarda i finanziamenti per i piani di azione con in Paesi terzi. Sugli aspetti legati ai flussi migratori, si è soffermato anche il rappresentante dell’Italia al Consiglio Ue, il premier Mario Draghi: «Il regime bielorusso usa strumentalmente la migrazione. Pensate alle pressioni della Turchia, destinate ad aumentare con la crisi afghana. Poi c’è la pressione che arriva dal Nord Africa che noi conosciamo bene – ha detto Draghi -. Il problema che l’Italia ha vissuto per tantissimi anni da sola, perché siamo lasciati soli, adesso è un problema di tutti. L’importante è non dividersi. Io, ad esempio, ho chiesto di riconoscere al Mediterraneo occidentale le stesse risorse destinate al Mediterraneo orientale per gestire i flussi migratori».


I nodi energia, Polonia e migranti

Durante la due giorni, si è affrontato il tema dello stato di diritto in relazione alla Polonia, «anche se non era all’ordine del giorno e le considerazioni non sono state riportate nelle conclusioni», ha ricordato Draghi. «L’essenza della discussione sulla Polonia è che non ci sono alternative. Le regole sono chiare – i polacchi – hanno messo in discussione un trattato, che è una fonte primaria, è la base dell’Unione». Detto ciò, per il presidente del Consiglio italiano vanno seguite, contemporaneamente, due direzioni, «estrema chiarezza sulla difesa dei principi dell’Unione, ma insieme grande disponibilità a continuare il dialogo politico» con Varsavia. Per l’urgenza energetica – questo autunno, l’Europa sta affrontando un rincaro notevole dei costi nell’approvvigionamento, Draghi si è concentrato sia sulle misure da adottare nel breve termine, sia sulle strategie di lungo corso: «Siamo stati espliciti con la necessità di preparare subito uno stoccaggio integrato con le scorte strategiche», ha detto, dopo aver ricordato che il suo governo ha già stanziato due pacchetti di risorse per sostenere le persone più fragili nel pagamento delle bollette.

Durante il Consiglio Ue si è discusso anche su quanto sia strutturale o transitorio il rialzo dei prezzi dell’energie. «Chiaramente – ha concluso Draghi sul tema -, l’episodio contingente ci invita ad avere una strategia a lungo termine. Occorre raggiungere un’autonomia strategica. Molti di noi – leader Ue – hanno detto che si raggiunge con l’indipendenza dal gas in Europa, importato per l’85, il 90% del totale. Se i prezzi del gas salgono – tuttavia -, si impone un problema anche sul percorso che ci porterà a dipendere sempre più dalle energie rinnovabili. Un percorso che andrà rifinanziato» Infine Draghi ha spiegato che alcuni Paesi vogliono che il nucleare rientri tra le fonti di energia accettabili. «Nel mese di dicembre, la Commissione si esprimerà a riguardo».

Nella lunga conferenza stampa, c’è stato un breve intermezzo di politica interna durante il quale a Draghi è stato domandato se i suoi omologhi europei avessero chiesto ragguagli sulle posizioni della Lega e del suo leader, che strizza l’occhio a partiti antieuropeisti. «L’adesione della Lega al governo è stata decisa sulla base del rispetto del diritto dell’Unione – ha tagliato corto il presidente del Consiglio -. Quindi nessuno tra i leader europei mi ha fatto domande sulla Lega o sull’europeismo del mio governo». Il premier ha anche ribadito che Quota 100 non verrà rinnovata: «Occorre assicurare una gradualità nel passaggio a quella che era una normalità delle pensioni».

Poi, Draghi si è soffermato sul tema più dibattuto nel Consiglio e che ne ha fatto ritardare la conclusione, la questione migratoria. «Sono molto soddisfatto di come si è conclusa la discussione del dossier – ha detto il premier -. Il testo originario parlava solo di movimenti secondari, senza prevedere il concetto di “equilibrio tra solidarietà e responsabilità”». Ha sgombrato il campo dall’ipotesi di un finanziamento comunitario agli Stati che vogliono innalzare muri sulle frontiere esterne. Dal testo, «sembra che ci sia un’apertura in tal senso, ma non è così: perché qualsiasi finanziamento deve passare comunque sia dall’approvazione della Commissione sia da quella del Consiglio europeo. Per una strana eterogenesi dei fini – ha aggiunto -, il paragrafo sul finanziamento dei muri ai confini non ha consentito, di fatto, ciò, ma ha riaperto la discussione su temi quali l’asilo dei migranti. Discussione che era ferma da circa un anno».

Ha espresso, in generale, soddisfazione della discussione tra i leader europei in materia di migrazione. «Il testo iniziale – ha concluso Draghi – includeva una frase sull’eventualità di modificare Schengen. Nel documento finale, invece, questa parte è stata stralciata. Siamo contenti di questo. Dobbiamo interrogarci, tuttavia, sul perché alcuni Paesi vogliano introdurre cambiamenti a Schengen. Io credo che tanto è più debole la protezione delle frontiere esterne tanto è più forte la tentazione di limitare i movimenti all’interno dell’Unione». Tornando alla questione dei muri lungo le frontiere esterne del territorio Ue, è arrivata dopo la chiusura del Consiglio anche una precisazione della presidente della Commissione europea. «Sono stata molto chiara: non ci sarà alcun finanziamento di filo spinato e di muri», ha dichiarato all’Ansa Ursula von der Leyen.

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