Caro Natale: tutti i prodotti che aumenteranno di prezzo da qui a dicembre

L’incremento dei costi delle materie prime come l’energia e i carburanti si riverbererà a cascata sui prezzi di produzione. Nel settore alimentare (farine, oli, burro) e in quello della cura della persona

Il Natale rischia di essere più caro. A causa degli aumenti dei prezzi dell’energia e delle materie prime. E l’incremento dei costi di produzione di alcune filiere, come quella agroalimentare, potrebbe portare a effetti curiosi. Come quello, segnalato ieri dalla Coldiretti, sul pomodoro in bottiglia: costerà più l’imballaggio che il contenuto. E se il Codacons stima in 1,4 miliardi la maggiore spesa degli italiani per le festività natalizie, sotto la lente delle industrie c’è l’aumento dei costi delle materie prime. Nelle scorse settimane alluminio e zinco sono tornati ai livelli massimi del 2007. Così come gli acciai, rincarati del 100% rispetto all’estate 2020. E tutto questo non potrà che riverberarsi sui prezzi dei beni di largo consumo.


I costi dei beni e le tariffe

Anche in considerazione della situazione del comparto della logistica e dell’impatto che le politiche climatiche sortiscono nell’innalzare i prezzi delle materie prime. L’agenzia di stampa Ansa spiega che big del comparto come Procter & Gamble hanno già annunciato l’aumento dei prezzi di listino per i pannolini. Ma ora incrementerà anche il prezzo dei prodotti per la cura orale e della pelle. Anche Unilever ha annunciato aumenti di prezzi per i suoi prodotti. Se l’allarme viene dagli Usa e Europa questo rischio appare ancora più contenuto, a giudicare dall’impennata dei costi alla produzione a cui si è assistito a settembre (+14,2% in Germania) e dal probabile mantenimento su livello di prezzo elevati per materie prime e beni energetici anche il prossimo anno, potrebbe essere solo una questione di tempo prima di assistere a una generale tendenza ai rialzi.


Gli incrementi riguarderanno prodotti come microchip, batterie, rasoi. Oltre ad auto, telefoni e playstation. Non solo. Nel settore alimentare produttori e distributori hanno segnalato i rincari dei prezzi delle materie prime (farine, oli, burro, ecc.) che potrebbero determinare incrementi dei listini al dettaglio per una moltitudine di prodotti trasformati. A tali allarmi si aggiunge l’emergenza energia, con le tariffe di luce e gas che a partire da ottobre hanno subito un incremento rispettivamente del +29,8% e del +14,4% determinando maggiori costi a carico di industrie e imprese. E per la quale si attende un nuovo aumento proprio a Natale. Infine c’è il caro-benzina: la verde costa oggi il 25% in più rispetto all’anno scorso, così come il gasolio. E questi prezzi finiscono per determinare anche ritocchi al rialzo dei listini al dettaglio dei prodotti trasportati (in Italia l’85% della merce viaggia su gomma).

I prezzi del Natale

Con una stima anche solo prudenziale dei rincari, secondo i consumatori solo per il tradizionale cenone e pranzo di Natale le famiglie si ritroverebbero con una spesa di 900 milioni per pesci carni e salumi (+2,5%), di 430 per vino e bevande (+1,5%), di 480 per ortaggi, frutta fresca e secca(+2,7%); di 300 per pandori, panettoni e dolci lievitati (+10); di 330 per pasta e pane (+10%). Ed effetti perversi come quello segnalato dalla Coldiretti. «Il boom delle quotazioni per i prodotti energetici e le materie prime si riflette sui costi di produzione del cibo ma anche su quelli di confezionamento, dalla plastica per i vasetti dei fiori all’acciaio per i barattoli, dal vetro per i vasetti fino al legno per i pallet da trasporti e alla carta per le etichette dei prodotti che incidono su diverse filiere». Il risultato, secondo Coldiretti, «è che, ad esempio, in una bottiglia di passata di pomodoro da 700 ml in vendita mediamente a 1,3 euro oltre la metà del valore (53%) è il margine della distribuzione commerciale con le promozioni, il 18% sono i costi di produzione industriali, il 10% è il costo della bottiglia, l’8% è il valore riconosciuto al pomodoro, il 6% ai trasporti, il 3% al tappo e all’etichetta e il 2% per la pubblicità».

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