Addio al disegno di legge sulla omotransfobia, il Senato vota per la tagliola del centrodestra

154 voti affossano la proposta. Calderoli rivendica la paternità del no al Ddl Zan: «Siamo alla rissa ideologica, meglio lo stop della porcata»

La resa dei conti sul Ddl Zan si chiude a metà giornata, dopo un teso dibattito in aula al Senato. La votazione si conclude con il sì alla tagliola che blocca la discussione perché interrompe l’esame degli articoli del disegno di legge che porta il nome di Alessandro Zan contro l’omotransfobia, Misure di prevenzione e contrasto della discriminazione e della violenza per motivi fondati sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale, sull’identità di genere e sulla disabilità. Sono stati 154 i sì alla proposta di stop, 131 i contrari e 2 gli astenuti. Il via libera, accolto da un fragoroso applauso dell’aula, ha scatenato la reazione di Zan, che ha puntato il dito contro quanti in queste settimane hanno «seguito le sirene sovraniste». Nel corso della mattinata erano falliti tutti i tentativi di compromesso. Il passaggio decisivo quando la presidente Elisabetta Casellati ha riferito che erano state presentate due richieste di “non passaggio all’esame degli articoli” e che la richiesta di voto segreto sulla cosiddetta “tagliola” era stata ammessa. Il conto dei voti è stato fino all’ultimo sul filo di lana: Davide Faraone di Italia Viva si era esposto contro la tagliola, il centrodestra si era schierato per il blocco ma con alcune defezioni all’interno di Forza Italia.


Video Senato TV/Agenzia Vista / Alexander Jakhnagiev

La discussione

L’andamento della giornata si comincia a intuire con l’arrivo degli interventi del centrodestra, per una volta compatto. A dare la linea il leghista Roberto Calderoli, profondo conoscitore del regolamento di Palazzo Madama: «Ho proposto e rivendico il “no” al voto sugli articoli perché questa non è una discussione – spiega a metà mattinata – Ormai siamo alla rissa. Si tratta di un testo che dovrebbe tutelare e va a toccare la libertà di espressione e di culto. Calpesta tutti i diritti fondamentali della nostra carta. Mi appello a tutti perché nel segreto dell’urna ci si possa esprimere liberamente», dice l’ex vicepresidente del Senato presentando la “tagliola”. «Questo non è un voto truffa o una trappola, dico al collega Zan, ma meglio una porcata di questa legge», aggiunge. L’altro artefice della richiesta procedurale, Ignazio La Russa di Fratelli d’Italia, invita «il parlamento a presentare una nuova legge, proviamo a fare una cosa tutti insieme. Se ci state facciamo insieme una mozione contro gli stati islamici dove l’omofobia è punita con la pena di morte nel vostro assoluto silenzio», affonda. Per lui l’attuale ddl è «liberticida, e finisce col discriminare la libertà di pensiero». Un «bavaglio».

Dall’altra parte, il Pd va a muso duro, anche se i margini di accordo sono evidentemente saltati: «Oggi si vuole cercare l’occasione per sbarazzarsi di una legge con un atto di violenza», dice in aula la vicepresidente del Senato e responsabile Giustizia e diritti del Pd, Anna Rossomando. «La nostra richiesta è una sola: consentire che il Parlamento prosegua questa discussione. Noi abbiamo posto una sola condizione, ossia che non si può lasciare indietro nessuno: non può essere argomento della discussione scegliere chi tutelare e chi no. L’oggetto della discussione odierna invece è sbarazzarsi di una legge, per segnare forse qualche punto». L’unica apertura arriva da Faraone, di Italia Viva, che mentre si sta scivolando verso il voto dichiara: «Noi voteremo contro il non passaggio agli articoli, auspicando che la legge rimanga nei binari del Senato e che la legge possa ripartire», perché «deve essere discussa dai senatori, e non in piazza». E’ un ramoscello d’ulivo dopo giorni in cui il partito di Renzi ha tenuto alta la tensione, ma evidentemente gli schieramenti al voto sono ormai fatti.

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Forza Italia divisa, il no di Elio Vito

Il centrodestra si muove compatto, con l’appoggio anche di Forza Italia, ma i mal di pancia serpeggiano anche da quel lato dell’emiciclo. «Il presidente Berlusconi mi ha onorato tempo fa della nomina a responsabile del dipartimento Difesa e sicurezza di Forza Italia», spiega Elio Vito rispetto all’ipotesi di affossamento del ddl Zan già in mattinata. «La cronaca di questi mesi, è purtroppo piena di episodi di violenza ai danni di persone Lgbt, picchiati perché camminavano mano nella mano, si baciavano, portavano una borsa arcobaleno. Per questo, se Fi dovesse votare il non passaggio agli articoli del ddl Zan, una legge che contrasta proprio odio, discriminazioni e violenze, a malincuore, ma per coerenza, non potrei più mantenere l’incarico affidatomi da Berlusconi». Una defezione, poi confermata, che evidentemente ha spostato poco all’interno del partito. Del resto, già all’ingresso in aula, il senatore forzista Andrea Cangini confermava il sì alla tagliola. «Lo faremo perché è una pretesa eccessiva dire: “Consegnami le armi e poi vediamo se dobbiamo fare un duello o un accordo”. Io dico: “Te le consegno quando sarà chiaro che faremo un accordo”», parlando dell’apertura del Pd per modifiche del testo. «La mia impressione è che Letta abbia finto di aprire una mediazione», aveva aggiunto.

Le polemiche

«Spero che la presidente Casellati non conceda il voto segreto sulla cosiddetta tagliola, perché se il voto fosse palese» non ci sarebbero problemi, diceva stamane Zan ai microfoni di Radio anch’io su Radiouno Rai. Con voto segreto invece sarebbe stata violata a suo avviso «una prassi dell’ex presidente Grasso, che su questo tipo di procedura non ha mai concesso il voto segreto, perché è un voto procedurale non di merito». «Noi voteremo il ddl Zan come sempre, peccato per la mancata intesa: siamo molto preoccupati che con il voto segreto la legge sia bocciata, sarebbe un disastro», era invece la linea di Faraone a Radio 24: «Andare in Aula così al buio è un terno al lotto che mi sarei risparmiato, mi sarei aspettato coerenza tra le dichiarazioni di Letta di domenica sera, ricordo che aveva detto ‘lavoriamo all’intesa’, e l’atteggiamento di ieri delle forze che in teoria sostengono questa legge: non c’è stata la volontà di un passaggio nel merito del provvedimento. Quella di ieri si è rivelata solo un’operazione di facciata: non c’era intenzione di discutere nel merito degli articoli della legge, era solo un muro contro muro. Ed ora siamo fermi come prima. Rischiamo di continuare a non avere una legge che tutela le vittime di violenza omotransfobica. Ci sono partiti che non la vogliono. Bisogna vedere cosa faranno i singoli senatori con il voto segreto. Ci si assume grande responsabilità, speriamo bene».

La manifestazione davanti al Senato

Nel frattempo Francesco Urraro della Lega insieme a Massimo Gandolfini e il Family Day, ha manifestato davanti al Senato contro il ddl Zan, con cartelli dove si legge: Restiamo Liberi e NO alla legge liberticida – stop ddl Zan. Dal ddl, dice, «emerge l’insussistenza di alcun vuoto normativo oppure lacune che giustifichino l’urgenza di nuove previsioni». Nella foto c’è anche il senatore leghista Simone Pillon.

In copertina Foto Ansa

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