Bassetti vuole il lockdown per i No vax: «Fuori da cinema e ristoranti. Obbligo per chi lavora con il pubblico»

Il primario del San Martino: «La loro libertà cozza con quella di tutti. Bisogna tenere i non vaccinati fuori dai luoghi di divertimento»

Matteo Bassetti propone il lockdown per i No vax. In un’intervista rilasciata oggi a La Stampa il responsabile del reparto di Malattie Infettivi dell’ospedale San Martino di Genova propone l’obbligo di vaccinazione per chi lavora a contatto con il pubblico e una specie di clausura selettiva per chi non vuole vaccinarsi: «Il problema è che la loro libertà cozza con quella di tutti e con il sistema sanitario. Se i non vaccinati fossero 30 milioni anziché 7 avremmo la stessa situazione dell’anno scorso, gli ospedali pieni e le chiusure. Per questo io sarei per l’obbligo vaccinale e per stringere sul Green Pass per tenere i non vaccinati fuori dai luoghi di divertimento». Per Bassetti ormai «l’ Italia è diventata un tamponificio. È venuto il momento di dare una stretta al Green pass, togliendo la possibilità dei tamponi per accedere a ristoranti, bar, teatri, cinema e stadi. Lo stesso si potrebbe fare per i luoghi di lavoro, ma limitando il certificato ai mestieri a contatto col pubblico per cui metterei l’obbligo vaccinale».


Il dottore non è invece d’accordo con il ministro della Salute Roberto Speranza, che ha proposto una proroga dello stato d’emergenza: «La sua uscita mi pare infelice, affrettata e ingenerosa nei confronti del lavoro del generale Figliuolo. Mi pare un gridare “Al lupo, al lupo”, mentre i dati italiani sono i migliori d’Europa». E il medico fissa anche la soglia dell’immunità: «Il contagio con la variante Delta è un attimo. Bisogna arrivare almeno al 90 per cento di over 12 vaccinati, poi potremo chiedere al restante 10 di mettersi le mascherine e stare attenti». Lei ha convinto qualcuno a vaccinarsi? «Sì, il tasto che funziona è spiegare che non è un vaccino sperimentale e che non ha effetti a lungo termine, perché nessun vaccino li ha mai avuti. E poi che non ci si contagia lo stesso, perché i dati Iss dicono che nel 76 per cento dei casi non succede, oltre a evitare ospedalizzazione e morte».


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