Migranti come armi sui confini Ue, von der Leyen al contrattacco contro la Bielorussia. L’avvertimento dagli Usa: «Basta orchestrare flussi»

La presidente della Commissione europea esprime «solidarietà» da parte dell’Unione per Varsavia, Vilnius e Riga. Anche gli Stati Uniti lanciano un monito a Lukashenko

«Quella di oggi alla frontiera, che è anche il confine dell’est dell’Unione europea, è stata la situazione più difficile dall’inizio della crisi». Il portavoce del governo polacco Piotr Müller, in uno statement rilasciato la sera dell’8 novembre, ha sintetizzato così l’ultimo tentativo del regime di Aleksandr Lukashenko di fare pressione sui confini europei per negoziare la rimozione delle sanzioni. È la «guerra ibrida» che la Bielorussia ha avviato contro l’Europa. Le armi scelte da Minsk sono i migranti, spinti ad affrontare illegalmente la frontiera. Ma le sanzioni resteranno. Anzi: «Faccio appello agli Stati membri affinché estendano le sanzioni nei confronti del regime bielorusso, responsabile di questi attacchi ibridi», ha dichiarato Ursula von der Leyen. Nella sola giornata di oggi, nei pressi di una foresta che costeggia la regione polacca di Podlaskie, si sono raccolte circa 4 mila persone, in gran parte provenienti dal Medio Oriente. Le autorità polacche sono riuscite a evitare attraversamenti irregolari di massa, ma la sollecitazione lungo la frontiera resta elevata.


La presidente della Commissione ha espresso «solidarietà dell’Unione europea» in un colloquio con i primi ministri di Polonia, Lituania e Lettonia. «È inaccettabile la strumentalizzazione dei migranti a fini politici – ha aggiunto -. Le autorità bielorusse devono capire che fare pressioni in questo modo sull’Unione europea attraverso una cinica strumentalizzazione dei migranti non le aiuterà a raggiungere i loro scopi». Le sanzioni, appunto, che continueranno a colpire il dittatore Lukashenko e il suo entourage, verosimilmente con più vigore. Ma non solo: «L’Ue esaminerà in particolare come sanzionare, anche inserendole in una lista nera, le compagnie aeree di Paesi terzi attive nella tratta di esseri umani – ha spiegato von der Leyen. Bruxelles, inoltre, esaminerà – con le Nazioni Unite e le sue agenzie specializzate come prevenire lo svilupparsi di una crisi umanitaria e garantire che i migranti possano essere rimpatriati in sicurezza nel loro paese di origine, con il sostegno delle autorità nazionali».


Sono arrivate reprimende da parte di tutte le più alte cariche europee. Charles Michel, presidente del Consiglio europeo, ha scritto su Twitter: «Invito le autorità della Bielorussia a rispettare il diritto internazionale. L’Ue non accetterà alcun tentativo di strumentalizzare i migranti per scopi politici». Il commissario agli Affari economici, Paolo Gentiloni, ha commentato: «La vergogna dei migranti usati come armi dalla Bielorussia. Ai confini dell’Ue una terribile crisi umanitaria». Solo nel 2021, la guerra ibrida dei migranti condotta dalla Bielorussia ha comportato l’ingresso illegale in Polonia di 23 mila persone provenienti da est. «Vogliamo andare in Germania», gridavano le persone riprese oggi nei video che circolano in rete. Massima allerta al quartier generale della Nato a Bruxelles. I flussi migratori, ha spiegato un funzionario, stanno «mettendo sotto pressione i nostri alleati. La Nato è pronta ad assisterli ulteriormente e a mantenere la sicurezza nella regione». Anche il dipartimento di Stato degli Stati Uniti ha lanciato un monito nella serata dell’8 novembre: la Bielorussia deve smetterla di «orchestrare» i flussi di migranti verso l’Europa.

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