La sveglia di Garattini: «Numeri preoccupanti: tutti pensano sia finita la pandemia, ma siamo ancora nel tunnel»

I rischi di contagio sono ancora concreti, avverte il fondatore dell’istituto Mario Negri, anche all’aperto durante un aperitivo o allo stadio

Quella cominciata mesi fa come una graduale ripresa, è ormai diventata una nuova normalità che sembra aver cancellato dalla mente di molti che la pandemia di Coronavirus sia scomparsa da sé. Eppure, dice con amarezza il decano degli scienziati italiani, Silvio Garattini: «Siamo ancora dentro al tunnel, ma non ce ne stiamo accorgendo». Ospite di Un giorno da pecora su Radio1, il fondatore dell’Istituto Mario Negri ha spiegato quanto il comportamento ormai sempre più diffuso tra gli italiani non trovi neanche giustificazione nei dati, che restano allarmanti: «Tutti pensano che la pandemia sia finita, ma eravamo a 1.000 contagi al giorno e ora siamo a 6 mila e i morti sono sempre tanti. Sono preoccupato – ha aggiunto – perché non vedo da parte della popolazione l’attenzione che ci dovrebbe essere». Un effetto di rilassamento diffuso accentuato indubbiamente con l’aumento della copertura vaccinale, e poi con la convinzione che ogni attività all’aperto tenga alla larga da ogni rischio di contagio. Garattini però ricorda che anche della mascherina c’è ancora bisogno, oltre che del rispetto del distanziamento sociale, tanto al chiuso quanto all’aperto: «La gente gira senza mascherina, c’è la movida e poi gli stadi, che sono pericolosi perché si urla e ci si abbraccia, in mezzo a un forte affollamento».


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