Garattini: «Lo stop a J&J è sconfortante: la paura per effetti collaterali sproporzionata. L’Ema deve fermare la psicosi»

Per il ricercatore è fondamentale saper distinguere anche le informazioni che girano sul web

Non è bastato lo stop al vaccino di AstraZeneca un mese fa che ha rallentato l’andamento della campagna vaccinale. Ora lo stesso sta accadendo con il farmaco contro il Coronavirus prodotto da Johnson & Johnson. Un cosa «sconfortante», spiega lo scienziato Silvio Garattini. «In un momento delicato come questo, in cui serve accelerare il più possibile ovviamente in sicurezza il numero delle persone vaccinate, per un numero di casi infinitesimale e tutti da verificare di vaccini che possono aver dato qualche problema si rischia di mandare all’aria l’unica politica adatta a fermare il virus. Che è quella della somministrazione del siero». Per il ricercatore dell’Istituto Mario Negri di Milano, poi, non dovrebbero essere una preoccupazione nemmeno quei casi sospetti di trombosi: «Sei casi problematici su 7 milioni di vaccinati con Johnson & Johnson stanno scatenando una paura assolutamente sproporzionata».


Fare informazione sui vaccini

Per sedare la psicosi di chi teme la somministrazione del vaccino, «le autorità americane, in collegamento con l’Ema devono saper affrontare bene, sennò la psicosi cresce in maniera incontrollabile». Come? «Informando, informando, informando. Serve un’informazione capillare, meticolosa, spiega Garattini in un’intervista al Il Messaggero. Un’informazione che dica che «sulla base dell’evidenza scientifica i benefici dei vaccini sono immensamente maggiori rispetto alle criticità limitatissime che, come per ogni farmaco, compresa l’aspirina, anche i vaccini possono avere».


La vicenda AstraZeneca, «con tutte le richieste di disdette di quel vaccino che stiamo vedendo nelle varie regioni, speravo restasse un fatto isolato. Invece, rieccoci da capo. Con le accuse, sempre legate a eventuali problemi di trombosi, sul vaccino americano». Come Crisanti, anche Garattini è dell’idea che «volare in aereo è cento volte più pericoloso rispetto ad assumere un vaccino testato e autorizzato dagli organi preposti. E che è più facile morire cadendo dal letto che prendendo un siero anti Covid? Questa è la comunicazione giusta, e semplice, che bisogna fare».

Il ruolo del web e dei social

Fondamentale, infine, saper distinguere le informazioni che circolano sui social ma anche sul web, in generale. «Tutti devono stare più attenti nella comunicazione, perché si rischia di rovinare il grande sforzo di immunizzazione che si è messo in campo. I social sono un lungo di grandi comunicazioni e di grandi distruzioni. Sul web due casi di problematicità legati ai vaccini lievitano artificiosamente fino a diventare duemila o due milioni nella percezione della gente». Un modo di fare informazione, per Garattini, del tutto errato. «Bisogna in tutti i modi e con ogni canale spiegare al pubblico che nei vaccini bisogna avere fiducia e che i loro benefici sono infinitamente superiori ai rischi. Il pasticcio che si è fatto con AstraZeneca deve valere da anti modello da non ripetere con Johnson&Johnson».

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