In pensione con il contributivo ma con un taglio del 13%: Opzione tutti sul tavolo di governo e sindacati

La possibilità di lasciare il lavoro in anticipo in cambio di un assegno calcolato con il contributivo porta a una diminuzione dell’importo. Ecco di quanto

Oggi alle 16,30 il presidente del Consiglio Mario Draghi incontrerà i sindacati. E sul tavolo c’è Opzione Tutti. Ovvero la possibilità di andare in pensione quando si vuole ma prendendo quanto versato. Che potrebbe scattare da un’età minima di 62 o 63 anni. L’estensione a tutti i lavoratori della possibilità di lasciare il lavoro anticipatamente in cambio di un assegno interamente calcolato con il metodo contributivo porta con sé però un taglio dell’importo. Che secondo alcune simulazioni potrebbe arrivare in media al 13% del totale. Mentre altri calcoli sostenevano riduzioni più corpose. Ovvero fino al 27%.


Pensione tagliata del 13%?

Il Messaggero spiega oggi che il meccanismo concorre nel medio-lungo periodo a ridurre la spesa previdenziale, perché gli importi degli assegni risultano ridotti a causa del calcolo meno favorevole. La decurtazione, secondo la relazione tecnica allegata alla Legge di Bilancio con cui si estende Opzione Donna, andrebbe dal 6% per le lavoratrici dipendenti al 13% per le autonome. Ma sul tavolo c’è ancora la soluzione intermedia proposta dall’Inps. Che prevede la liquidazione della sola quota contributiva dell’assegno fino alla maturazione della pensione piena al sopraggiungere dell’età del ritiro di vecchiaia. Ma in questo caso il trattamento economico potrebbe essere ancora più esiguo.


La simulazione di Smileconomy di qualche tempo fa invece prevedeva un taglio del 27% dell’assegno in caso di uscita dal lavoro a 63 anni con venti di contributi, mentre chi ha 38 anni di contributi ma non rientra in Quota 102 avrebbe un taglio del sussidio del 21%. Ma secondo La Stampa è complicato che i sindacati accettino tout court la proposta del governo Draghi. Perché avendo rinviato al Parlamento la destinazione degli otto miliardi destinati al taglio delle tasse, Cgil, Cisl e Uil vogliono dire la loro. I sindacati, scrive il quotidiano, molto probabilmente sposeranno la tesi della sinistra, di Pd e Leu, chiedendo di concentrare i fondi sugli oneri in busta paga del lavoro dipendente.

Quota 102 e Ape Sociale

Intanto il nuovo pacchetto previdenza sancisce la fine di quota 100 vede l’arrivo di quota 102 per un solo anno. Si tratta della possibilità di pensione anticipata con 64 anni di età e 38 di contributi, e la proroga dell’Ape sociale allargata e di Opzione donna con gli stessi requisiti, un insieme di misure che consentiranno a 55 mila persone di uscire prima dal lavoro nel 2022. Ma si tratta comunque di una soluzione-tampone che non ha messo a tacere i malumori nella maggioranza e che non piace ai sindacati, pronti alla mobilitazione.

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