Il Movimento sbaglia il quesito per il 2×1000. Votazione da rifare? Crimi: «Vi appigliate a un refuso»

Per l’avvocato Borrè, esperto di 5 stelle, l’errore sul decreto legge è «ininfluente». Ma sottolinea la presenza di un altro problema che potrebbe portare all’annullamento della votazione: il mancato preavviso

La base dei 5 stelle – o meglio, 24mila persone sui 130 mila iscritti alla piattaforma Skyvote – ha deciso: è finito il tempo in cui il Movimento rinunciava al finanziamento del 2×1000. Servono soldi per la sede, la segreteria e, in generale, per la riorganizzazione targata Giuseppe Conte. Con gli emolumenti dei parlamentari diminuiti, banalmente perché una parte di loro ha lasciato i 5 stelle e ha smesso di donare, assomigliare sempre di più ai partiti tradizionali non è più un tabù. C’è una cosa, però, che il Movimento continua a preservare: gli errori legati all’utilizzo della piattaforma digitale che permette la consultazione degli iscritti. Questa volta si tratta di un refuso relativo al decreto legge citato nel quesito: il dl 143/2013. Nulla ha a che vedere con il dl 149/2013, quello relativo al finanziamento del 2×1000. Piuttosto si tratta di un decreto ministeriale che contiene un regolamento sui corrispettivi di architetti e ingegneri nelle procedure di affidamento di contratti pubblici.


I vizi ipotizzabili

Sarà sufficiente l’errore a invalidare il voto? Secondo Lorenzo Borrè, avvocato esperto di questioni relative ai grillini, si tratta di un refuso «ininfluente». Invece, Borrè individua un altro elemento che potrebbe annullare l’esito della consultazione: «Tra i vizi ipotizzabili c’è il mancato rispetto del termine di preavviso per l’indizione dell’assemblea – in quanto – la riduzione del preavviso ad un giorno è prevista solo in caso d’urgenza». Tra i primi a far notare l’incongruenza tra i dl è stato il deputato di Fratelli d’Italia Walter Rizzeto, ex M5s. Su Facebook, ha scritto: «Hanno sbagliato la domanda. Chapeau». Ma la questione non sembra preoccupare le alte sfere grilline. «Stiamo parlando di un refuso che non ha nessuna incidenza sul quesito e sul voto, in quanto era chiaro l’intento della proposta che veniva messa in votazione – ha spiegato Vito Crimi all’Adnkronos -. Come al solito si trascende su qualcosa di irrilevante».


La difesa di Crimi

L’ex reggente del Movimento si è occupato personalmente di predisporre il quesito, avendone curato lui la pubblicazione sul blog. «Ho studiato la legge, la conosco bene. Si è trattato di un refuso, un numero che è cambiato: non c’è scritto un anno diverso. Se però qualcuno si vuole divertire con poco nessun problema. A noi interessa la sostanza e la sostanza dice che il quesito era chiaro. La domanda non era sulla legge – ha concluso Crimi -, ma sue due concetti molto chiari e ben evidenziati ai nostri iscritti. Il voto è andato bene, la partecipazione è stata alta, il risultato conferma la proposta, abbiamo donato pure 4 milioni di euro – ha detto, in riferimento all’altra scheda sottoposta agli iscritti e che chiedeva di scegliere la destinazione di alcune restituzioni fatte dai parlamentari -. Il succo è questo, e non avendo altro da criticare si cerca di trovare ogni appiglio. Anche un mero refuso».

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