«Tra le gambe hai quella cosa»: bagno delle ragazze vietato a una studentessa trans. La preside: «Cerca visibilità»

Gabriella ha cominciato il percorso di transizione tre anni fa. Ora sta pensando di lasciare la scuola che frequenta

«Tu tra le gambe hai quella cosa». Così le è stato detto per impedirle di entrare nei bagni delle ragazze. Gabriella è una studentessa trans di Palermo, che dopo un diverbio con il bidello sta ora pensando di lasciare la scuola professionale per parrucchieri che frequenta. «Non mi sento a mio agio, non mi trattano per quello che sono: una ragazza». Gabriella, 18 anni, ha cominciato il suo percorso di transizione tre anni fa, ed è prossima all’operazione definitiva. Per un periodo aveva anche lasciato la scuola, per affrontare con i genitori l’inizio del suo percorso. Lo spiacevole episodio con il bidello è avvenuto pochi giorni dopo il suo rientro con il nuovo aspetto. La dirigente dell’istituto, però, non le ha mostrato solidarietà per l’accaduto.


«Penso che la ragazza stia cercando visibilità e l’ho detto chiaramente anche a lei e a sua madre quando è venuta per chiarire – ha detto la preside a Repubblica – A parte la questione dei bagni non ha mai ricevuto alcuna discriminazione. Il bidello che l’ha fermata non intendeva offenderla ma stava solo agendo nel rispetto delle lamentele mosse dai genitori di altre studentesse che ci hanno fatto sapere che non gradiscono che le loro figlie vadano nello stesso bagno in cui va un uomo». «E poi allo stato dei fatti sui documenti è ancora Gabriele», ha concluso la preside.


Sulla carta d’identità, figura ancora il nome di nascita e ci resterà fino a quando, a transizione terminata, Gabriella potrà chiedere al tribunale la modifica. «La conosciamo da quando era Gabriele, speriamo di poter arrivare con lei a un compromesso e che Gabriella possa tornare a studiare. Sarebbe un peccato se non terminasse il percorso scolastico», ha detto la preside. Gabriella però non vuole stare in un ambiente che non la accetta: «Tornerò quando verrò trattata per quella che sono. In questa fase del mio percorso è fondamentale che mi si riconosca come donna».

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