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La donna di 85 anni positiva che rifiuta il ricovero: «Abbiamo dovuto portare l’ossigeno a casa, i parenti ci deridevano»

18 Dicembre 2021 - 09:14 Redazione
Il racconto dell'Usca di Bologna: «Aveva una polmonite molto brutta. Anche il figlio era contrario al ricovero. La nuora ci faceva le battutine per come eravamo vestiti»

Una donna di 85 anni, non vaccinata e positiva al Coronavirus, ha rifiutato il ricovero e per curarla è stato necessario far portare l’ossigeno a casa sua. È l’incredibile storia raccontata oggi dall’edizione bolognese di Repubblica. A parlarne è stata la dottoressa Sara Moretti, che fa parte delle squadre che visitano a domicilio i pazienti Covid. «Riceviamo le chiamate dai medici di famiglia e contattiamo i pazienti per un primo triage telefonico, in modo da valutare il grado di urgenza. Già all’inizio la nuora della signora ci aveva detto che si stava facendo curare e non aveva bisogno della nostra visita. Abbiamo ricontattato la famiglia ed è servita un’opera di convincimento per andare da loro. Abbiamo fatto un’ecografia alla signora: aveva una polmonite molto brutta, aveva bisogno di andare in ospedale. Ma lei ha cominciato a urlare – mi sono stupita anche di questo, visto che era affannata – dicendo che non aveva bisogno di andare da nessuna parte e che stava bene. Allora abbiamo contattato il figlio al telefono: anche lui era contrario al ricovero. Alla fine, visto che aveva un’insufficienza respiratoria, abbiamo attivato i servizi per far portare l’ossigeno a casa».

Il marito della donna era vaccinato ma anche lui si è positivizzato (aveva fatto soltanto la prima dose). Ma Moretti racconta anche altro: «Quando siamo andati in casa per la visita, la nuora ci ha riso dietro per com’eravamo vestite. Faceva battutine su come facessimo a visitare con il nostro tutone, sembrava quasi divertita dalla scena. Poi si è resa conto della gravità della situazione ed è diventata seria. La mia collega le ha detto: “Non è divertente stare qui dentro”. E si è zittita. Ci siamo sentite infastidite dal fatto che sembrava che loro stessero facendo un favore a noi nel farsi visitare. Si rimane un po’ disarmati perché a volte non c’è dialogo».

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