Il ministro Orlando: «Il lavoro povero? Si cura con il salario minimo, basta tirocini e precarietà»

Il responsabile del Lavoro: «La ripresa deve portare lavoro stabile. E il precariato porta alle morti sul lavoro»

Il ministro del Lavoro Andrea Orlando in un’intervista rilasciata a La Stampa parla della crescita di questi mesi e di come la ripresa economica sta influenzando il mercato dell’occupazione. E spiega che il cosiddetto “lavoro povero” si batte con il salario minimo. «Abbiamo un’occasione che è la direttiva europea sul salario minimo. Dove si dirà che ogni Paese dovrà decidere se affidarsi alla contrattazione, avere un salario minimo o combinare i due strumenti». Andando nella direzione della legge: «Io credo sia importante difendere la contrattazione come strumento di difesa dei diritti dei lavoratori, ma oggi bisogna prendere atto che non funziona come in passato. C’è stata una crescita di contratti pirata. E quindi non può esserci un veto. Se ne esce o rafforzando la contrattazione con regole sulla rappresentanza, oppure lo strumento che resta è il salario minimo. Che può essere la risposta specie per ambiti meno sindacalizzati. È urgente trovare un accordo mentre si investe con il Pnrr, poiché si rischia che poco o nulla finisca nei salari dei lavoratori». Secondo Orlando bisogna combattere la precarietà: «La ripresa va caratterizzata da un aumento del lavoro stabile. Alla luce di investimenti sul fronte della formazione, serve un confronto per superare le forme contrattuali che hanno prodotto elementi di precarietà esasperata. Il primo segnale lo abbiamo dato contrastando, con la legge di bilancio, l’abuso dei tirocini. Questa giungla contrattuale ha avuto impatti sociali molto forti, soprattutto per le giovani generazioni». Un problema che è connesso anche alle morti sul lavoro: «Quando ci si indigna, bisogna tener conto del modello di competizione che produce quegli effetti. La competitività talvolta è realizzata con forme di dumping salariale e contrattuale».


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