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Cosa succede in Kazakistan: l’ombra del golpe sulle proteste e i 5.800 arresti di queste ore

09 Gennaio 2022 - 13:10 Redazione
Il bilancio delle vittime sale a 164 persone secondo il governo. Molti gli stranieri fermati. Ancora spari ad Almaty

Sarebbero 164 le persone uccise nelle violente proteste in Kazakistan degli ultimi giorni secondo il ministero della Salute. La tensione nel paese resta altissima, anche se il governo kazako definisce la situazione stabilizzata in tutte le regioni. Sarebbero – questo l’ultimo dato aggiornato – 5.800, tra cui molti stranieri, le persone arrestate nel corso dei disordini di questi giorni. Mentre il presidente Tokayev nei giorni scorsi ha dato l’ordine di uccidere i manifestanti. «Le forze di sicurezza hanno liberato tutti gli edifici amministrativi e sono stati ripristinati i servizi comunali e di altri sistemi di base», si legge in un comunicato della presidenza. Il presidente kazako ha creato una commissione costituzionale per la ricostruzione di edifici pubblici e altre strutture essenziali per il funzionamento delle città dove sono avvenute le violenze. Nell’ex capitale Almaty è possibile ancora avvertire spari e assistere a non frequenti scontri tra gruppi di uomini armati e la polizia nelle zone periferiche. «I guerriglieri continuano a resistere. Ci sono segni di stabilizzazione, ma ci sono anche sacche di resistenza sanguinosa», spiegano le autorità locali. La notte trascorsa, dice il sindaco, è stata «relativamente tranquilla» e sono partite le operazioni per riparare quanto danneggiato in città. L’«operazione antiterrorismo» nel frattempo va avanti, e circa 850 persone sarebbero detenute per «atti terroristici, saccheggi e altri reati».

L’ex presidente

Le proteste contro il caro-gas nei giorni scorsi sono sfociate in veri e propri disordini, con molti manifestanti ce chiedevano a gran voce che l’ex presidente Nursultan Nazarbayev, dimessosi nel 2019 e poi nominato leader della nazione, esca definitivamente di scena. Proprio in queste ore il suo successore ha avocato per sé la carica di capo del Consiglio di sicurezza nazionale, ruolo grazie a cui Nazarbayev – che pure aveva nominato Tokayev – aveva mantenuto grande potere. Forse anche per inviare un messaggio e placare le proteste. Di Nazarbayev si è detto che avesse lasciato il paese, in direzione Emirati o Kirghizistan. Ipotesi negata dal suo portavoce che su Twitter ha scritto che l’ex dittatore kazako è nella capitale e «chiede a tutti di raccogliersi attorno al presidente Tokayev per superare le sfide attuali e garantire l’integrità del Paese». Le autorità non parlano esplicitamente di golpe, ma a far interpretare i fatti in questo senso va anche l’arresto, ieri, dell’ex capo dell’intelligence del Kazakistan e alleato dell’ex presidente Nazarbayev, Karim Masimov. Per «alto tradimento», con l’accusa di aver provato a rovesciare il governo proprio nell’ambito delle proteste provocate dal caro-gas.

Il bilancio

Nel frattempo l’aeroporto internazionale di Almaty, la seconda città più grande del Kazakistan e capitale economica del paese, resta chiuso: avrebbe dovuto riaprire domani 10 gennaio. «A tempo indeterminato, secondo il servizio stampa dell’aeroporto», dicono le testate locali. Nella città, ma anche nella capitale Nur-Sultan – chiamata fino al 2019 Astana – è stato dispiegato un contingente per il mantenimento della pace dell’Organizzazione del Trattato per la sicurezza collettiva (Csto), alleanza difensiva creata il 15 maggio del 1992 da sei nazioni appartenenti alla Comunità degli Stati Indipendenti. «Si potrebbe dire che tutti i contingenti nazionali della Csto sono ora arrivati sani e salvi e hanno proceduto allo svolgimento delle missioni. Si stanno concentrando in gran parte intorno alla capitale e all’interno della capitale del Kazakistan, e nella regione più pericolosa, Almaty, che secondo il presidente del Kazakistan era effettivamente sottoposto a sei ondate di vari attacchi estremisti», dice Igor Panarin, consulente del segretariato della Csto per la cooperazione politica. Il contingente, fanno sapere dalla presidenza, rimarrà nel paese «per un breve periodo di tempo, fino a quando la situazione non si sarà stabilizzata».

La versione del governo

Il governo di Nur-Sultan dà la sua versione dei fatti in una dichiarazione Erzhan Kazykhan, rappresentante speciale del presidente Kassym-Jomart Tokayev per la Cooperazione internazionale. «La copertura degli eventi in Kazakhstan da parte dei media stranieri può portare i lettori all’impressione che il governo di Nur-Sultan sia attaccato da manifestanti pacifici, quando invece le forze di sicurezza stanno fronteggiando “folle violente che commettono sfrontati atti di terrorismo”», si legge. «Data la quantità di disinformazione e la situazione in rapida evoluzione in Kazakhstan, invitiamo a non saltare a conclusioni affrettate e a consentire che a rivelare la verità sul terreno sia una piena indagine. La Repubblica del Kazakhstan ha ripetutamente espresso il suo impegno verso lo stato di diritto. Tutte le azioni assunte o sostenute sono e saranno in accordo con la nostra Costituzione, con le leggi e con gli impegni internazionali». 18 agenti delle forze di sicurezza, si legge ancora, sarebbero stati uccisi da «estremisti e terroristi», mentre più di 700 agenti e mille civile sarebbero stati feriti. «Chi considera gli estremisti come parte di manifestazioni pacifiche dovrebbe sapere che due giovani militari sono stati decapitati dopo essere stati messi in ginocchio», dice Kazykhan.

In copertina EPA/RUSSIAN DEFENCE MINISTRY PRESS | Un frame di un video diffuso dal ministero russo della Difesa con le truppe russe appena atterrate in Kazakistan, 8 gennaio 2022.

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