Vlahovic alla Juventus, cifre e ragioni di un affare che sposta gli equilibri della Serie A

L’attaccante serbo è tra i top in Europa per valutazione e doti tecniche. Con lui i bianconeri vogliono suggellare l’inizio del nuovo corso. Ma i rischi non mancano

L’affare è in dirittura d’arrivo. L’attaccante della Fiorentina Dusan Vlahovic è pronto a passare alla Juventus per 67 milioni di euro più i bonus legati al rendimento del serbo, che dovrebbero portare la cifra complessiva oltre i 70 milioni di euro. La proposta del club bianconero è già stata accettata dalla Fiorentina: restano da definire soltanto i dettagli, a partire dalla formula del trasferimento. Per Vlahovic, 21 anni, è pronto un contratto da circa 7 milioni di euro a stagione. Decisiva la volontà del giocatore, che è in scadenza il prossimo giugno e che ha già rifiutato la corte dell’Arsenal. La Fiorentina è costretta a vendere il suo attaccante per non perderlo a zero con la scadenza di contratto fissata al 2023, come ammesso ieri, 24 gennaio, dal direttore sportivo Daniele Pradè: «Le porte della Fiorentina sono aperte a tutto e a tutti, siamo pronti a qualunque evenienza, anche in questo calciomercato, anche per metterci ad un tavolo e prolungare, ma abbiamo bisogno di capire cosa vogliono il giocatore e i suoi procuratori». La Fiorentina, ha sottolineato Pradè, è una società «che fattura 75 milioni di euro, non possiamo perdere Dusan a parametro zero. La valutazione è di 70 milioni, senza contropartite e senza pagamenti dilazionati».


Vlahovic e l’élite dei talenti europei

Secondo Transfermarkt, in tutta Europa sono soltanto sei i giocatori con 21 anni o meno ad avere un valore di mercato superiore a quello dell’attaccante serbo: Erling Haaland (Borussia Dortmund, 150 milioni), Vinicius Junior (Real Madrid, 100 milioni), Phil Foden (Manchester City, 85 milioni), Jadon Sancho (Manchester United, 85 milioni), Pedri (Barcellona, 80 milioni), Jude Bellingham (Borussia Dortmund, 75 milioni). Tutti e sei giocano in club che, a inizio stagione, erano ai nastri di partenza della Champions League, a differenza di Vlahovic. E la volontà di misurarsi ai più alti livelli del calcio europeo è stato tra i fattori principali che hanno spinto l’attaccante serbo a rompere con la Fiorentina.


Il trasferimento di Vlahovic in bianconero è destinato a spostare gli equilibri economici in Serie A, forse soprattutto tecnici, innanzitutto per le due parti in questione. La Fiorentina, settima in classifica a due punti dalla sesta piazza che vale la Conference League, rischia di vedersi allontanare il treno europeo: nel mercato di gennaio è arrivato Krzysztof Piątek, ex di Genoa e Milan e sostituto designato di Vlahovic, ma la cessione dell’attaccante serbo – capocannoniere della Serie A a braccetto con Ciro Immobile – non sarà indolore. Nell’ultimo anno e mezzo l’apporto del serbo alla causa viola è cresciuto vertiginosamente, in termini sia di leadership sia di gol.

La Juventus e quel vuoto da colmare

Nella passata stagione Vlahovic ha segnato 21 reti in 37 partite. Nel campionato in corso i gol sono già 17 in 21 match giocati. Nessuno ha segnato di più del nativo di Belgrado nei campionati inglese, spagnolo e francese. In Germania soltanto Robert Lewandowski (23 gol) e Patrick Schick (18) hanno fatto meglio fino a questo momento. E quei gol alla Juventus di quest’anno mancano come mai era successo negli ultimi anni. L’addio di Cristiano Ronaldo (81 reti in 91 partite di Serie A, 101 in 134 match considerando tutte le competizioni) ha lasciato un vuoto che non è stato colmato, né dagli attaccanti in rosa (Paulo Dybala, Alvaro Morata e Moise Kean hanno segnato complessivamente 15 gol in questo campionato, meno del solo Vlahovic) né dal resto della squadra. I bianconeri sono decimi per gol realizzati: 34, il dato peggiore tra le prime 9 squadre in classifica.

Con Vlahovic i bianconeri tornano ad avere un attaccante di peso in mezzo all’area, abile di testa e di piede, freddo dagli 11 metri (17 rigori su 18 segnati in carriera), capace di fare gol ma anche di partecipare alla manovra della squadra. L’acquisto dell’ex golden boy del Partizan Belgrado ha motivazioni tecniche ma non solo. È un segnale forte che la dirigenza dà a una tifoseria delusa dalla parabola intrapresa dalla squadra, per il secondo anno consecutivo di fatto fuori dalla corsa scudetto. È un messaggio anche a Morata, che potrebbe dire addio con i 35 milioni ancora da versare all’Atletico Madrid, e a Dybala, con cui le trattative per il rinnovo di contratto stentano a sbloccarsi.

La partita dei conti juventini

Nell’ultimo bilancio la Juventus ha perso 209 milioni di euro e ha da poco messo in campo una ricapitalizzazione da 366 milioni. Nei piani della dirigenza, l’investimento sarà accompagnato da un taglio del monte ingaggi di almeno il 15%, sulla scia della decisione di separarsi la scorsa estate da Cristiano Ronaldo e dal suo contratto faraonico. Giocatori come Arthur, Aaron Ramsey e Adrien Rabiot potrebbero essere ceduti per fare spazio a giovani in grado di acquisire valore nel corso degli anni. Altri potrebbero lasciare alla scadenza dei rispettivi contratti, che pesano sulle casse bianconere per circa 30 milioni di euro lordi: non solo Dybala, ma anche Federico Bernardeschi, Mattia De Sciglio e Mattia Perin.

L’affare Vlahovic rientra in una strategia di rinnovamento nel medio termine che, però, non esclude rischi nel breve. A fronte di un esborso tanto oneroso nel mercato di gennaio, la qualificazione alla prossima Champions League – con il suo tesoretto da 15 milioni di euro a cui si aggiungono i premi per ogni partita vinta – diventa ancor di più un obiettivo cruciale. Il quarto posto è adesso alla portata dopo un inizio di campionato balbettante. Raggiungerlo può segnare un altro piccolo passo verso l’agognata risalita, ed evitare sacrifici nel prossimo mercato estivo.

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