Svizzera: il referendum popolare boccia gli aiuti pubblici a giornali, radio, tv e siti privati

Non passa il pacchetto di aiuti da 142 milioni di euro circa per il mondo dell’informazione svizzero, in crisi come nel resto del mondo per il calo di introiti pubblicitari e abbonati.

Gli svizzeri hanno detto No al finanziamento pubblico per i mezzi di informazione, oltre che allo stop alla sperimentazione animale e all’abolizione della tassa di emissione. Tra i quattro referendum a cui gli elettori svizzeri sono stati chiamati al voto oggi 13 febbraio, passa invece il bando per la pubblicità sul tabacco, voto da cui esce sconfitto il governo elvetico, che aveva sostenuto il mantenimento degli spot per le sigarette assieme Philip Morris e buona parte dei principali produttori del settore che avevano finanziato il comitato del No. Il referendum sugli aiuti per i media si preannunciava incerto fino all’ultimo, visto che gli ultimi sondaggi descrivevano l’elettorato spaccato tra favorevoli e contrari. In ballo c’era un pacchetto da 150 milioni di franchi, circa 142 milioni di euro da cui quotidiani e riviste avrebbero potuto pagare parte dei costi per il trasporto delle copie. Il fondo avrebbe finanziato anche la stampa online, oltre a radio e tv regionali e locali. Dal piano di aiuti sarebbe stata comunque esclusa la Società svizzera di radiotelevisione, di cui fa parte anche swissinfo.ch, perché già finanziata dal canone. Un duro colpo per il settore dell’informazione svizzero, che dal 2003 a oggi ha visto sparire più di 70 giornali. La confederazione svizzera aveva già alleggerito i costi per la distribuzione a domicilio dei giornali in abbonamento, caricando sul bilancio pubblico le spese di trasporto. Il pacchetto bocciato oggi avrebbe esteso la copertura di agevolazioni anche ai giornali con tiratura più ampia.


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