L’Università Bicocca rinvia il corso su Dostoevskij di Paolo Nori. Poi il dietrofront, lo scrittore: «Non so se tornerò» – Il video

Dopo il ripensamento dell’ateneo, lo scrittore ancora amareggiato non ha ancora deciso di tenere le lezioni così come programmato

Non sarà rinviato il corso su Dostoevskij all’Università Milano-Bicocca dello scrittore Paolo Nori, come invece aveva inizialmente deciso l’ateneo. Dopo un’ondata di polemiche scoppiate dopo che lo stesso scrittore aveva resa pubblica la decisione del rinvio, arriva il dietrofront dallo stesso ateneo che in una nota si dice: «aperto al dialogo e all’ascolto anche in questo periodo difficile che ci vede sgomenti di fronte all’escalation del conflitto». Ancora amareggiato, lo scrittore però non è ancora convinto di tenere le lezioni così come programmato: «Ancora non so se ci vado oppure no. Ci devo pensare. Non è che mi chiamano e io corro. Non so se voglio andare in una Università che ha immaginato che Dostoevskij sia qualcosa che genera tensione. Ci penso e poi rispondo con calma. ho altro da fare adesso».


In una nota di oggi 2 marzo, l’Università ha spiegato che il corso di Nori: «si terrà nei giorni stabiliti e tratterà i contenuti già concordati con lo scrittore. Inoltre, la la rettrice dell’Ateneo incontrerà Paolo Nori la prossima settimana per un momento di riflessione». «Ho ricevuto questa mail che dice: caro professore il pro rettore alla didattica mi ha comunicato la decisione presa con la rettrice di rimandare il percorso su Dostoevskij. Lo scopo è quello di evitare polemiche in questo momento di forte tensione». A leggere le parole ricevute via mail dall’Università Bicocca di Milano è il professor Paolo Nori, docente al Dipartimento di studi umanistici e insegnante di traduzione editoriale della saggistica russa. Autore di una cinquantina di romanzi, Nori avrebbe dovuto cominciare il suo corso universitario dedicato a Dostoevskij ma a bloccare tutto è stata una richiesta ufficiale che il docente ha voluto leggere e commentare pubblicamente.


La denuncia dello scrittore

«Censurare un corso, come si fa», dice con aria sconcertata, «non solo essere un russo vivente oggi in Italia è una colpa ma anche essere un russo morto, un russo che quando era vivo nel 1849 è stato condannato a morte per aver letto una cosa proibita», spiega Nori. E continua: «Quello che sta succedendo in Ucraina è una cosa orribile e mi viene da piangere solo a pensarci, ma quello che sta succedendo in Italia è una cosa ridicola. Una università italiana che prende una decisione di questo tipo è incredibile, quando ho letto la mail non ci credevo. Bisognerebbe parlare di più in questi giorni di questi temi e non censurarli».

Leggi anche: