Roma, il primo pullman di profughi dall’Ucraina: «Vogliono cancellarci» – Il video

Anche nella capitale cominciano ad arrivare i mezzi carichi di persone che fuggono dalla guerra e dall’invasione russa. Sono soprattutto donne e bambini, e viaggiano per giorni, con lunghe code di attesa alle frontiere

Sofia viene da Dnipro. È partita dall’Ucraina martedì sera, il 1 marzo, e il pullman su cui viaggia, pieno di persone in fuga dalla guerra come lei – soprattutto donne, bambine e bambini – arriva a Roma, alla stazione Ostiense, poco dopo le 14 di giovedì 3 marzo. Quasi due giorni di viaggio, ore di attesa alla frontiera con l’Ungheria, almeno 50 pullman in fila prima del suo per passare il confine, dice in ucraino. E anche le informazioni che arrivano alla comunità che si sta mobilitando nel nostro paese confermano che in questi giorni le lunghe code di pullman alle frontiere con Polonia, Slovacchia, Ungheria hanno proprio quell’ordine di grandezza. Spesso non si muovono di un passo per ore.


Ad aspettare Sofia, nel desolato parcheggio davanti alla stazione romana, c’è la sua amica Kateryna, in Italia dal 2015, l’anno dopo Euromaidan, insieme alla signora Tamara, anche lei originaria dell’Ucraina centrale e che non riesce a trattenere le lacrime pensando a quello che sta succedendo nel suo paese di origine. «Non contiamo più i giorni con il calendario», dice Kateryna. «Oggi per noi non è il 3 marzo: è l’ottavo giorno di guerra. Una maratona lugubre che scandisce l’invasione russa che vuole cancellare l’Ucraina». Sofia, la sua amica, sarà sua ospite, almeno fino a che la macchina dell’accoglienza romana non muoverà i suoi passi. «Non sappiamo nulla», dice ancora la ragazza. «Per ora resta da noi».


La macchina dell’accoglienza

Nella capitale le istituzioni si stanno cominciando a muovere, in vista dell’arrivo sempre più massiccio di profughi e profughe in fuga dalla guerra scatenata dal presidente russo Vladimir Putin e dalle bombe che ormai cadono sulle loro città. Il sindaco Roberto Gualtieri ha messo su nei giorni scorsi una task force operativa coordinata dall’assessora alle politiche sociali Barbara Funari e che vede al lavoro anche il delegato alla sicurezza Mario Mei e quello alle politiche per l’integrazione e immigrazione Marco Pacciotti. Ieri la ministra dell’Interno Luciana Lamorgese, ha fatto sapere di aver avuto un lungo colloquio telefonico con il suo omologo ucraino, Denys Monastyrskiy, assicurando il massimo impegno delle autorità italiane per accogliere ed assistere i profughi in fuga dalle aree del conflitto che, sempre più numerosi, stanno raggiungendo con ogni mezzo anche il nostro Paese.

E se l’alto commissario Onu per i rifugiati, Filippo Grandi, parla oggi di almeno un milione di persone già fuggite dall’Ucraina sotto attacco, il Viminale fa sapere che sono 3.840 i cittadini ucraini entrati in Italia dall’inizio del conflitto e fino alla mezzanotte del 1 marzo: 1.890 donne, 570 uomini e 1.380 minori. Numeri destinati a crescere, tanto che l’associazione Italia-Ucraina parla di un potenziale arrivo, solo in Italia, di oltre 800mila persone. «I miei genitori vivono in Crimea, e sono intrisi di propaganda russa», dice con amarezza Kateryna. «Provo a spiegare loro che non siamo noi ucraini a bombardare. Che siamo stati attaccati. Ma loro non lo possono vedere davvero quello che sta accadendo per colpa della censura. E io sono molto triste».

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