Ucraina, Renzi: «Armi e sanzioni non fanno vincere la guerra. Putin? Non è un pazzo»

L’ex presidente del Consiglio torna a chiedere che Angela Merkel prenda in mano le redini della diplomazia con Mosca

L’invio delle armi? «Non serve a vincere la guerra». Nè lo faranno le sanzioni decise dall’Occidente. Ne è convinto Matteo Renzi, che oggi in un’intervista a Repubblica commenta quanto sta accadendo in Ucraina. L’invio di armi a Kiev e le sanzioni alla Russia, per Renzi, «servono come gesti di solidarietà» ma «non a vincere la guerra». Unanimi e «senza attenuanti» devono essere le condanne «verso l’aggressore, la Russia di Putin. Ma contemporaneamente tenere aperto il dialogo è un dovere politico», spiega l’ex premier, che il 24 febbraio scorso, nel giorno dell’invasione di Mosca all’Ucraina, si è dimesso dal board di Delimobil, la principale azienda russa che fornisce servizi nel car-sharing fondata dall’imprenditore italiano Vincenzo Trani, presidente della Camera di commercio italo-russa. «La guerra si ferma con i negoziati, non con i tweet. Putin non è improvvisamente impazzito, guai ad assecondare tale lettura superficiale: Putin sta cambiando la geografia del mondo, spostando il baricentro a Est. È immorale ma non è umorale. Sfida l’Europa perché ha un patto con la Cina, l’India e molti paesi africani. Per questo bisogna che la reazione sia politica», dice ancora nell’intervista.


E ripete nuovamente quella che è già stata una sua proposta in questi giorni: chiamare l’ex cancelliera tedesca Angela Merkel a mediare con il presidente della Federazione Russa. «Io dico che Nato e Ue devono trovare una risposta unitaria altrimenti il nuovo ordine geopolitico mondiale ci taglierà fuori a lungo», dice Renzi. «Serve un nuovo progetto: difesa comune, energia, identità culturale. E serve tanta tecnologia. Credo che la Merkel sia la più autorevole tra le personalità istituzionali per svolgere questo ruolo. Macron e Draghi si stanno muovendo bene ma serve un salto di qualità politico anche a Bruxelles. Più politica e meno burocrazia». Sul piano economico, per il leader di Italia Viva, Putin «immagina di diversificare i clienti del suo gas e guarda a Est e a Sud convinto come è di aver chiuso per anni con l’Ovest. E il problema per noi è proprio l’energia. La strategia del no a tutto degli anni scorsi, su cui anche il mio governo fu massacrato dopo lo Sblocca Italia, oggi ci presenta il conto».


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