Cos’è lo Ius Scholae, la legge sulla cittadinanza di cui discute la Camera

Prevede la cittadinanza ai minori di origine straniera nati in Italia e con almeno 5 anni di percorso scolastico, ma anche a chi è arrivato prima del compimento dei 12 anni. Ma l’iter non sarà facile neanche questa volta

Nuovo capitolo e nuove speranze per la legge sulla cittadinanza: è quello dello ius scholae, nuova via allo ius culturae, ovvero all’accesso alla cittadinanza italiana attraverso la scuola e la formazione. Un disegno di legge è alla Camera, e oggi, 9 marzo, comincia a votarlo la commissione Affari Costituzionali. Il deputato del Movimento 5 Stelle Giuseppe Brescia, che presiede la commissione, ha presentato nei giorni scorsi un testo base unificato.


La proposta

Si prevede, come ricostruisce Avvenire, di riconoscere la cittadinanza per i minori di origine straniera nati in Italia che abbiano all’attivo un percorso scolastico di almeno 5 anni, ma anche per quei ragazzi e ragazze che siano arrivati nel nostro paese prima dei loro 12 anni. «Nel testo non c’è lo ius soli», spiega Brescia. Quella che si prevede è «una nuova fattispecie», «una scelta di fiducia non solo negli stranieri che vogliono integrare i loro figli, ma nel lavoro della comunità didattica, nella dedizione dei dirigenti scolastici e degli insegnanti che in classe costruiscono la nostra Repubblica e insegnano i valori della nostra Costituzione». Lo hanno chiamato quindi ius scholae e «prevede che possa acquistare la cittadinanza il minore straniero nato in Italia che abbia risieduto legalmente e senza interruzioni e abbia frequentato nel territorio nazionale, per almeno 5 anni, uno o più cicli scolastici presso istituti appartenenti al sistema nazionale di istruzione».


In commissione sono arrivati, fino a questo momento, tre testi: uno di Laura Boldrini con la previsione dello ius soli, un altro di Matteo Orfini e un terzo a firma Renata Polverini. Nessuna delle proposte ha visto un percorso parlamentare di successo e si sono tutte arenate, a causa non solo del no del centrodestra, ma anche di qualche dubbio in altre forze politiche. «A trent’anni di distanza dalla legge 91/1992, il legislatore deve prendere atto delle profonde trasformazioni avvenute nella società italiana», ragiona il presidente della commissione Affari Costituzionali della Camera. Fino a questo momento, aggiunge, «si è intervenuti sulla materia con decretazione d’urgenza all’interno di provvedimenti legati alla sicurezza e all’immigrazione ». Ma «è proprio da questi temi che va sganciato un dibattito razionale su una nuova legge», focalizzandosi sul «ruolo della scuola come potente fattore di integrazione». E abbandonando, auspica, «strumentalizzazioni politiche e distorsioni mediatiche».

I dubbi dei partiti

L’iter si preannuncia però complicato anche con questo nuovo approccio. Igor Iezzi, capogruppo della Lega in commissione, ha già parlato di «uno ius soli mascherato», per lui il «solito cavallo di Troia per allargare le maglie del riconoscimento della cittadinanza italiana». Il Pd invece vuole far parte della partita: «Legare la concessione della cittadinanza italiana al percorso scolastico è una scelta giusta, è una norma di civiltà», dice la responsabile istruzione dei dem Manuela Ghizzoni. «Siamo molto soddisfatti che se ne ritorni concretamente a discutere. Il Pd è da sempre molto determinato e il segretario Letta ha spinto da subito in questa direzione», aggiunge Matteo Mauri, ex vice ministro all’Interno, cui il segretario Pd, Enrico Letta ha delegato il dossier cittadinanza. «È una questione di civiltà che è in sintonia con la maggior parte dell’opinione pubblica. Sarebbe assurdo non farlo. Sappiamo che non sarà facile a causa dell’opposizione ideologica di alcuni partiti. Ma faremo di tutto per farla passare nella forma più avanzata possibile».  

In copertina ANSA / CIRO FUSCO | Rione Sanità, sfila il Carnevale dei bambini per diritti, Ius soli e cittadinanza, Napoli, 9 febbraio 2018.

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