La Russia chiede indietro le opere d’arte prestate all’Italia. Franceschini: «Sospese tutte le iniziative tra Roma e Mosca»

Il braccio di ferro tra Russia e occidente si gioca anche su un piano artistico

«Quando un proprietario chiede la restituzione delle proprie opere mi pare evidente che queste debbano essere restituite». Così il ministro della Cultura Dario Franceschini ha risposto alla richiesta della Russia di riavere indietro tutte le opere prestate alle Gallerie D’Italia e a Palazzo Reale. Nella lettera inviata dal direttore del museo di San Pietroburgo a Domenico Paraina, direttore del Palazzo Reale a Milano e al presidente di Skira editore, Massimo Vitta Zelman era stata chiara la richiesta dei capolavori prestati per la mostra di Tiziano. «In base alla decisione del ministero russo della Cultura tutti i prestiti in essere devono essere restituiti dall’estero alla Russia e l’Ermitage è un museo statale che dipende dal ministero della Cultura», si legge nella domanda ufficiale. A rispondere poche ore dopo il ministro della Cultura italiano: «Il ministero non ha competenze in materia, si tratta di mostre organizzate dal Comune di Milano e dalle Gallerie d’Italia ma mi pare evidente che a richiesta fatta bisogna rispondere con la restituzione ai proprietari».


Il braccio di ferro tra Russia e occidente si gioca dunque anche su un campo artistico e culturale. L’Italia in prima linea ha di fatto sospeso con effetto immediato tutte le attività relative all’iniziativa “Anno incrociato dei musei Italia-Russia”. Una collaborazione che la circolare del ministero della Cultura a firma del direttore Massimo Osanna non avrà più seguito in segno di opposizione all’invasione Russa sul territorio ucraino. «Sono sospese anche tutte le attività di promozione culturale istituzionale di codesti Istituti e Direzioni regionali di Musei con la Federazione Russa», continua la nota del direttore Osanna, «con il conseguente ritiro di ogni atto amministrativo relativo a qualunque forma di partnership e collaborazione in corso e ad eventuali istruttorie podromiche al rilascio di patrocini».


L’arte come strumento di solidarietà alla popolazione Ucraina era stata usato pochi giorni fa anche dal sindaco di Firenze Dario Nardella. La decisione era stata quella di coprire la copia del David di Michelangelo Buonarroti in piazza della Signoria con una bandiera dell’Ucraina. «Abbiamo coperto con questi tessuti realizzati da alcuni artigiani fiorentini il David come gesto di dolore e di lutto per tutti i caduti di questa guerra», aveva spiegato il primo cittadino, «i civili ucraini, i militari ucraini ma anche i giovani militari ucraini che sono stati mandati a morire sul fronte da Putin, per un motivo che neanche loro conoscevano». Mentre le bombe russe continuano a cadere nelle città dell’Ucraina, anche il Paese in guerra di Zelensky tenta di mettere in salvo la sua arte. Il Cristo Salvatore della cattedrale armena di Leopoli è stato portato al sicuro all’interno di un bunker così come altre opere. «Non si faceva un’operazione così massiccia dalla seconda guerra mondiale», hanno spiegato le autorità comunali. La corsa contro il tempo è anche per evitare che l’esercito di Putin spazzi via anche il patrimonio artistico e architettonico del Paese invaso.

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