Meloni: «Difendo Salvini. E non è vero che il mio libro parla di Putin come difensore dei valori cristiani»

La leader di Fratelli d’Italia: giusto accogliere gli ucraini, non sono migranti economici

Mandare armi a Kiev è giusto. Gli ucraini vanno accolti perché sono profughi. E gli attacchi a Matteo Salvini sono ingiusti. Lo dice oggi la leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni in un’intervista rilasciata al Corriere della Sera. Nella quale dice di non aver mai avuto dubbi sulla collocazione dell’Italia nell’Alleanza Atlantica: «Con un conflitto armato non c’è spazio per i distinguo. È il momento della compattezza e del coraggio. È un’aggressione inaccettabile. Terribili le immagini che vediamo ogni giorno. La reazione patriottica, anche inaspettata, dell’Ucraina ci dà una responsabilità in più: dobbiamo difendere l’integrità di una nazione sovrana». Per Meloni una caduta dell’Ucraina «provocherebbe un effetto domino per tutto l’Occidente. Anche con la probabile invasione di Taiwan da parte della Cina. Le conseguenze per noi occidentali sarebbero gigantesche. Per cui il governo fa bene così e vada avanti. Abbiamo votato la risoluzione con tutto quello che comporta. Piuttosto, non vedo l’autorevolezza tanto decantata del governo Draghi: mi sembra sistematicamente escluso dai vertici. Mi dispiace per l’Italia». Mentre sui profughi «non si mettono sullo stesso piano rifugiati reali e migranti economici. Se non ci fosse spazio da noi per mamme con piccoli perché abbiamo accolto altri, sarebbe assurdo».


E la presidente di FdI replica anche alle accuse sul suo libro, dove definiva la Russia come parte del nostro sistema di valori europei, perché «difende l’identità cristiana»: «Da giorni leggo che nel mio libro ci sarebbe scritto di Putin baluardo del cristianesimo. Avendolo fatto io, il testo… posso dire che è un’idiozia. Putin è una parola che non c’è. La Russia non è Putin. Nessuna vicinanza con lui. Ma la Russia è una nazione che sul piano dei valori, della cultura, è parte dell’Europa. Bastano banali conoscenze di storia, letteratura per saperlo, indipendentemente dal suo destino politico. Ma davvero censuriamo Dostoevskij per colpire Putin? È il contrario, la cultura è l’antidoto alla follia. Nel libro scrivo che la Russia deve agire in pace con le nazioni confinanti e i vicini devono vivere con serenità». Infine, su Salvini: «Trovo stucchevole che solo a lui non si perdonino i legami pregressi con Putin, quando tutti quanti li hanno avuti. E a fare lezioni di morale alla Lega sono gli stessi che non hanno ancora dimostrato di non aver preso soldi dal Venezuela di Maduro o si fanno pagare da sceicchi sauditi o erano con l’Unione sovietica ai tempi di Budapest e Praga».


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