Andriy Shevchenko: «In Ucraina crimini contro i civili. Zelensky? Un uomo coraggioso, resisteremo»

I genitori dell’ex calciatore del Milan non hanno lasciato il Paese: «È la loro patria, la loro terra, la loro casa. Perché avrebbero dovuto andarsene?»

L’ex calciatore Andriy Shevchenko in un’intervista al Corriere della Sera parla della guerra in Ucraina, e promette che aiuterà i profughi. Shevchenko dice di parlare russo perché gliel’hanno insegnato a scuola e perché in Ucraina «non siamo indiscriminatamente contro il popolo russo, siamo contro coloro che sostengono la guerra. Sappiamo distinguere tra un popolo e un regime. So per certo che anche in Russia molti sono contrari alla guerra». 111 gare e 48 gol con la Nazionale, scudetto, Champions League ma anche Pallone d’oro con il Milan, Andriy Shevchenko è uno dei calciatori più famosi (e apprezzati) al mondo. Sta vivendo un dramma dal momento che la sua famiglia è in Ucraina: la madre e la sorella sono a casa, a 25 minuti dal centro di Kiev. «Adesso le hanno raggiunte altri parenti, tra cui mia zia che ha passato quattro giorni chiusa in cantina. Abita vicino a un aeroporto, il suo quartiere è stato bombardato». I genitori di Shevchenko hanno deciso di non lasciar il loro Paese perché «è la loro patria, la loro terra, la loro casa. Semmai avrei preferito raggiungerli io. Perché avrebbero dovuto andarsene?».


«Ho pensato di partire per l’Ucraina ma è impossibile»

Shevchenko definisce l’invasione in Ucraina «un’aggressione, un crimine contro i civili»: «Nessuno ci ha voluto credere, sino all’ultimo. Non potevamo immaginare che la Russia ci avrebbe fatto questo. Ci pareva impossibile». Ha pensato di partire per l’Ucraina, ci ha pensato «tantissime volte ma è impossibile»: «Hanno chiuso subito tutto. Gli aeroporti sono stati bombardati per primi. Quindi ho deciso di difendere il mio Paese come posso. Raccontando chi siamo, quanto stiamo soffrendo. Aiutando le vittime e i rifugiati. La risposta dell’Italia è stata eccezionale». Attraverso Gofundme, ad esempio, «abbiamo raccolto 343.764 euro per la Croce Rossa: trauma-kit, medicine, viveri. Altri fondi sono raccolti dalla Fondazione Milan, che ha messo in vendita la riproduzione delle maglie che indossavamo a Manchester quando nel 2003 vincemmo la Champions. Mi ha chiamato il mio amico Giorgio Armani, che si è mobilitato di persona. Ho parlato con il sindaco di Firenze e con il sindaco di Milano. Spero di poter annunciare presto un’iniziativa speciale». L’obiettivo è quello di «accogliere molti ucraini che fuggono dalla guerra»: sono quasi «tutti bambini, donne e anziani visto che gli uomini tra i 18 e i 60 anni non possono lasciare il Paese».


«A Kiev giocavo tutti i giorni a calcio»

Il presidente ucraino Zelensky si sta comportando «con grande coraggio, riunendo gli ucraini attorno a lui». Nessuna intenzione di arrendersi, anzi: «Noi vogliamo la pace. Ma arrenderci in questo momento significherebbe perdere la libertà. Noi ci stiamo battendo e ci batteremo per la nostra libertà e i nostri diritti. Vogliamo avvicinarci all’Europa. Non abbiamo attaccato nessuno, ci stiamo solo difendendo». Plaude, poi, alle sanzioni dell’Occidente alla Russia perché servono a «fare pressione e a trovare una soluzione diplomatica» e si dice d’accordo con l’esclusione della Russia dai Mondiali di calcio. A Kiev giocava «tutti i giorni a calcio»: «Eravamo un unico Paese. Ora questa guerra sta cancellando tutto un passato comune: nella cultura, e anche nello sport. I grandi calciatori sovietici erano ucraini. Oleg Blochin, Oleksandr Zavarov, Oleksij Mychajlycenko, Ihor Belanov… Anche Bubka è ucraino, è il presidente del nostro Comitato olimpico», conclude.

Foto in copertina di repertorio: ANSA/LUCA ZENNARO

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