Dal Regno Unito nuove accuse ad Abramovich: «Così si è arricchito alle spalle dello Stato russo»

Al centro di una inchiesta della Bbc, la compravendita di giacimenti in Siberia negli anni di Eltsin, tra presunte tangenti e perdite miliardarie per Mosca

Resta rovente il clima nel Regno Unito attorno a Roman Abramovich. L’oligarca russo, nella lista dei magnati sanzionati dal governo di Boris Johnson nell’ambito delle ritorsioni per l’invasione dell’Ucraina, è ora finito nel mirino di un’inchiesta della Bbc. Al centro delle rivelazioni dell’emittente britannica, una vicenda risalente a metà degli anni ’90. In quegli anni Abramovich iniziò a costruire la sua fortuna durante la fase più turbolenta delle privatizzazioni post sovietiche. Al Cremlino c’era Boris Eltsin. Stando ai documenti raccolti, nel 1995 l’allora 28enne Abramovich si aggiudicò dal governo per l’equivalente di 250 milioni di dollari il controllo di alcuni giacimenti siberiani confluiti nell’azienda petrolifera Sibneft. La società fu poi rivenduta 10 anni dopo al governo per 13 miliardi. L’acquisizione del 1995 sarebbe stata fatta a un prezzo di gran lunga inferiore a quello di mercato, e lo Stato russo ci avrebbe perso fino a 2,7 miliardi. Decisivo sarebbe stato il ruolo di un funzionario corrotto dell’amministrazione Eltsin, a cui Abramovich avrebbe fatto recapitare una tangente da 10 milioni.


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