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In fuga da Kaspersky, ora l’Europa comincia a temere davvero l’antivirus. Pronta in Italia una norma per sostituirlo

16 Marzo 2022 - 21:23 Valerio Berra
Gli avvisi sui rischi sono arrivati da Francia e Germania. Mentre il Governo italiano prepara una norma sul tema, la società continua a tranquillizzare i suoi clienti: «La nostra priorità è sempre stata la privacy»

I dubbi sono cominciati quando i primi carri armati sono entrati in Ucraina. Kasperksy Lab è una multinazionale russa che si occupa di cybersecurity con sede a Mosca. Nel 2020 il suo fatturato ha superato i 700 milioni di dollari ed è tra le leader nel settore degli antivirus con clienti in tutta Europa. Nelle ultime settimane abbiamo capito che le battaglie di questo conflitto si giocano anche nel campo digitale e per questo più di un governo occidentale ha cominciato a mettere in dubbio la scelta di affidarsi a un antivirus russo per difendere le sue infrastrutture. Un passo indietro che verrà fatto anche dall’Italia, come ha anticipato in Senato il responsabile dell’Autorità delegata per la sicurezza della Repubblica Franco Gabrielli: «Il Governo si accinge a fare una norma per consentire che nelle pubbliche amministrazioni non solo l’antivirus così ampiamente citato, ma anche altre piattaforme informatiche, vengano poste fuori dall’ambito dell’attività delle Pubbliche amministrazioni».

Sempre Gabrielli ha confermato che l’antivirus si trova nei sistemi italiani dal 2003 e che, come indicato su Open da Stefano Zanero, uno degli obiettivi dell’Italia per i prossimi anni sarà quello di garantire anche un’autonomia nella gestione delle risorse tecnologiche: «L’antivirus Kaspersky è nel mercato elettronico della Pubblica amministrazione dal 2003, non ci possiamo rendere conto delle cose solo quando si verificano. C’è un presupposto, che è l’autonomia tecnologica del nostro Paese. Se non risolviamo il tema della dipendenza oggi dai russi, domani dai cinesi dopodomani da altri Paesi che possono creare problemi alla nostra sicurezza sarà un tema attuale».

Nelle ultime ore il vicepresidente della Camera Franco Rampelli (FdI) ha depositato un’interrogazione parlamentare rivolta a Mario Draghi: «I servizi di sicurezza nazionale chiedono l’eliminazione di Kaspersky, l’antivirus russo in uso in oltre 2.700 uffici della Pubblica amministrazione, tra ministeri, Comuni e Polizia. Quanto verrà a costare lo smantellamento? E perché è stato scelto questo antivirus?». Il general manager di Kaspersky Italia Cesare D’Angelo ha provato a bloccare i timori, rilasciando diverse dichiarazioni alla stampa: «In questi anni abbiamo cooperato per un cyberspazio libero e sicuro. La nostra priorità è sempre stata la privacy e la sicurezza dei nostri utenti. Oggi più che mai, alla luce di questo conflitto bellico che, come persone, condanniamo con forza».

L’allarme della Germania: «Con Kaspersky si rischiano attacchi hacker dalla Russia»

In questi giorni l’allarme più severo è arrivato dalla Bundesamt für Sicherheit in der Informationstechnik (Bsi), l’autorità tedesca per la cybersecurity. Come riporta l’agenzia di stampa Reuters, il parere dei tecnici è stato netto: Kaspersky potrebbe essere costretta dal Cremlino ad hackerare le infrastrutture tecnologiche all’estero e la sua tecnologia potrebbe essere utilizzata per lanciare attacchi informatici senza che la società ne sia a conoscenza. A queste indicazioni Kaspersky ha risposto di non avere legami diretti con il Cremlino. Un avviso sullo stesso tema era arrivato anche dalla Francia, dove il 4 marzo l’Agence nationale de la sécurité des systèmes d’information (Anssi) aveva detto che chi utilizzava sistemi di sicurezza russa avrebbe dovuto pensare a delle alternative, visto che con l’arrivo delle sanzioni questi software avrebbero rischiato di non poter più fare nuovi aggiornamenti.

Il precedente nel 2019 con la Commissione europea

Gli Stati Uniti avevano bandito l’antivirus russo dai sistemi federali già nel 2017, mentre il tema del sua sicurezza era arrivato nei banchi dell’Unione europea nel 2019. A sollevare dubbi era stato l’europarlamentare belga Gerolf Annemans, del gruppo Identità e Democrazia. Ai tempi la Commissione Ue aveva dato il via libera all’utilizzo dell’antivirus: «La Commissione non è in possesso di prove relative a potenziali problemi connessi all’uso dei prodotti di Kaspersky Lab. La Commissione sta seguendo da vicino il dibattito e gli sviluppi relativi la sicurezza dei prodotti It e degli apparecchi elettronici in generale, comprese le discussioni sulle potenziali misure relative all’accesso al mercato della Ue».

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