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La notizia dell’attacco all’ospedale di Mariupol costa caro al giornalista russo Nevzorov: rischia 15 anni di carcere per la legge anti fake-news

Firmata lo scorso 4 marzo, la norma ha l'obiettivo di punire chi diffonde "false notizie" riguardo il Cremlino

La legge «anti fake-news», introdotta da Vladimir Putin una settimana dopo l’invasione dell’Ucraina, ha colpito anche il giornalista ed ex deputato Alexander Nevzorov, che adesso rischia il carcere con l’accusa di aver diffuso falsità riguardo l’attacco delle forze armate russe alla «clinica ostetrica di Mariupol», accompagnate da «fotografie non autentiche di civili feriti nell’attacco, tratte da media ucraini». Fino a 15 anni di prigionia è quello che si prevede per chi viene accusato di diffondere «notizie false» in riferimento alle attività delle forze armate di Mosca. Contro il giornalista è stato aperto il procedimento penale, secondo quanto riferiscono diversi media indipendenti e il canale Nexta. L’annuncio sarebbe stato dato dallo stesso Nevzorov sul suo canale Telegram, che conta quasi 700k iscritti. Sui suoi profili social, si è espresso più volte contro il Cremlino, affermando che «sta impazzendo», e documentando le operazioni delle forze armate russe, come quelle avvenute a Cherson, dove nelle ultime ore sono stati brutalmente aggrediti dei manifestanti pro-Ucraina. Nella sua pagina Wikipedia, si legge che Nevzorov lavora da anni come reporter e giornalista politico, e ha fatto parte della Duma di Stato della Federazione russa come deputato indipendente fino al 2007.

Uno dei post pubblicati da Nevzorov sulla sua pagina Facebook

Procedure penali analoghe erano state avviate dal Comitato investigativo per altre sei persone prima di Nevzorov. Pochi giorni fa, per esempio, nel mirino della magistratura russa era finita la lifestyle blogger Belonika (nickname di Veronika Belotserkovskaya), con l’accusa di aver diffuso con i suoi post «informazioni consapevolmente false» sulla guerra in Ucraina. Il riferimento è ad alcuni contenuti nei quali la blogger condannava le azioni dei «cannibali con le fauci insanguinate», dichiarando apertamente il suo sdegno nei confronti di coloro che «parlano di luce e di pace mentre siamo tutti all’inferno»

Il post pubblicato da Belonika dopo la notizia delle indagini a suo carico, che recita «Quindi? Sono la prima? Sono ufficialmente stata definita una persona perbene!»

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