Russia-Ucraina, la nuova linea di Putin dietro il “ritiro” da Kiev: quali sono i passi in avanti nei negoziati di Istanbul

Resta lo scetticismo di Stati Uniti e Ue sui negoziati in Turchia, in attesa delle prossime mosse di Mosca dopo l’annuncio di una «riduzione radicale delle attività militari» su Kiev e Chernihiv

Si è conclusa la prima giornata di negoziati a Istanbul, in Turchia, tra le delegazioni dell’Ucraina e della Russia. I colloqui, durati circa tre ore, si sono svolti presso il Palazzo Dolmabahce di Istanbul, a porte chiuse, alla presenza del presidente turco Recep Tayyip Erdoğan. «Oggi è stato raggiunto il più significativo progresso nei negoziati in corso» ha dichiarato il ministro degli Esteri turco, Mevlut Cavusoglu, aggiungendo che a breve, ma senza specificare quando, si terrà «un nuovo incontro tra i ministri degli Esteri di Ucraina e Russia», rispettivamente Dmytro Kuleba e Sergej Lavrov. Al contempo, la Turchia ha assicurato che «continuerà il proprio lavoro per arrivare a un cessate il fuoco e a una pace permanente» tra i due Paesi.


L’impegno di Mosca a ridurre «drasticamente» gli attacchi su Kiev e Chernihiv

Al termine dei negoziati, il viceministro della Difesa russo, Alexander Fomin, ha annunciato che «Mosca ridurrà drasticamente l’offensiva militare sulle città di Kiev e di Chernihiv». Questa decisione, stando all parole del ministro russo Fomin, «aumenterebbe la fiducia reciproca per i negoziati futuri in modo da riuscire a raggiungere un accordo tra le parti e firmare un accordo di pace con l’Ucraina». Vladimir Medinsky, il capo delegazione della Russia, ha invece dichiarato che i colloqui sono stati «costruttivi» e che la delegazione russa ha ricevuto da parte dell’Ucraina una bozza di proposte di accordo, «confermando il desiderio del Paese di avere uno status neutrale e libero dal nucleare». L’accordo prevederebbe anche il «divieto all’Ucraina di ospitare basi militari e truppe straniere all’interno del proprio territorio, oltre al divieto di produrre armi di distruzione di massa». Medinsky ha aggiunto che entrambe le delegazioni, sia quella di Kiev sia quella di Mosca, hanno anche ipotizzato un incontro tra il presidente ucraino Volodymyr Zelensky e il presidente russo Vladimir Putin per firmare gli accordi di pace. 


La possibile rinuncia dell’Ucraina alla Nato, ma non all’ingresso nell’Ue: il ruolo degli “Stati garanti”

Dopo la conclusione dei colloqui, Mykhailo Podolyak, il consigliere del presidente ucraino Zelensky, ha dichiarato che l’Ucraina si è offerta di adottare uno status neutrale: ciò significa che Kiev è pronta a rinunciare alle alleanze militari con altri Paesi, come la Nato, così come richiesto da Mosca. Al contempo, però, non dovrebbe venir meno la richiesta dell’Ucraina di entrare a far parte dell’Unione Europea. In cambio della rinuncia della Nato, però, l’Ucraina ha richiesto garanzie di sicurezza, sul modello Nato, da alcuni “Stati garanti” che sarebbero «legalmente e attivamente coinvolti nella protezione dell’Ucraina da qualsiasi aggressione» militare. Tra questi Paesi ci sarebbero Francia, Germania, Stati Uniti, Regno Unito, Turchia e, come anticipato dal presidente ucraino Zelensky, forse anche l’Italia. Il consigliere ucraino Podolyak ha poi spiegato come Kiev intende procedere pragmaticamente riguardo le proposte avanzate da Mosca. Innanzitutto, qualsiasi tipologia di accordo dovrà essere previamente sottoposto sotto forma di referendum ai cittadini ucrainaini, e successivamente ratificato dai parlamenti dei cosiddetti “Stati garanti” nonché del parlamento ucraino. 

I nodi della Crimea e del Donbas

Tra gli altri punti salienti discussi durante i negoziati vi è quello relativo al «riconoscimento delle attuali realtà territoriali dell’Ucraina», ossia la Crimea e il Donbas, come dichiarato dalla portavoce del ministero degli Esteri di Mosca, Maria Zakharova. In tal senso, secondo quanto riferito dal consigliere ucraino Podolyak, l’Ucraina avrebbe proposto alla Russia “«trattative separate sullo status della Crimea e del porto di Sebastopoli (già quartier generale della flotta russa del Mar Nero e sotto il controllo di Mosca prima dell’annessione della Crimea nel 2014, ndr) che dovranno concludersi entro 15 anni». Su questa negoziazione non sarebbe previsto l’intervento dei cosiddetti “Stati garanti”, ma la questione dovrebbe essere risolta mediante negoziati bilaterali tra l’Ucraina e la Russia.

Lo «scetticismo» degli Usa e la «cautela» dell’Unione Europea

E mentre i colloqui tra le delegazioni di Kiev e Mosca erano ancora in corso, la Nato ha convocato il Consiglio del Nord Atlantico, l’organo che sovrintende le decisioni politiche e militari in materia di sicurezza della Nato. Durante il Consiglio Atlantico, previsto per il 6 e 7 aprile a Bruxelles, si incontreranno i 30 ministri degli Esteri dei diversi Paesi membri, mentre la Casa Bianca ha reso noto che presidente statunitense Joe Biden discuterà della guerra in Ucraina in una con i leader europei in una videoconferenza. Dopo la fine del round di negoziati a Istanbul, il segretario di Stato statunitense, Antony Blinken, ha dichiarato di non aver intravisto segnali di «reale serietà» da parte della Russia: «Un conto è quello che dice la Russia, e un conto quello che fa, e noi siamo concentrati su quest’ultimo aspetto». Sul fronte europeo, invece, prevale la cautela: «Trattiamo le negoziazioni di pace a Istanbul con una certa cautela: in questo momento la priorità è che si arrivi a un cessate il fuoco duraturo sul campo, rispettato dalla Russia, dopodiché si vedrà se tutte le richieste hanno senso dal punto di vista politico», ha dichiarato un alto funzionario dell’Ue all’Ansa

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