«Abbiamo resistito tutti insieme. Ricostruiremo tutti insieme il nostro Paese»: è questo il messaggio, a metà tra un ringraziamento e un’incoraggiamento, pubblicato dal leader ucraino Volodymyr Zelensky sulla sua ormai seguitissima pagina Facebook. In un lungo post, nel quale le parole accompagnano una decina di immagini, Zelensky ha ringraziato tutti quelli che hanno partecipato alla resistenza ucraina dopo l’invasione russa dello scorso febbraio: dai soldati in prima linea ai medici occupati a salvare vite, dal vigile del fuoco che spegne un incendio all’imprenditore che continua a fare il suo lavoro. Senza dimenticare i maestri che sono rimasti a prendersi cura dell’educazione dei bambini, la polizia, i funzionari pubblici. Le foto che fanno seguito al testo ritraggono militari che abbracciano i loro familiari e vengono salutati dai concittadini mentre partono a bordo di un carrarmato, dottori e infermieri in sala operatoria, vigili del fuoco davanti alle fiamme. Un accorato messaggio rivolto ai «milioni di persone, che ne sono diventata una sola. Superpotere della morale».
«Provo odio verso la Russia, verso i soldati russi» ha dichiarato Zelensky in un’intervista rilasciata al quotidiano tedesco Bild. Per il massacro di ieri alla stazione di Kramatorsk e quello nei giorni passati di Bucha, ha detto di provare una terribile rabbia nei confronti dell’esercito del Cremlino: «Quando vedo queste immagini davanti ai miei occhi, bambini assassinati senza gambe, senza braccia. È un risentimento, è terribile». Alla domanda se avesse pianto, Zelensky ha risposto: «Non riesco più a piangere». Le dichiarazioni arrivano quasi simultaneamente a quella di Serghej Markov, direttore dell’Istituto di Ricerche politiche di Mosca, già deputato e uomo di fiducia di Vladimir Putin dal 2011 al 2018, che ha rilasciato un’intervista in cui afferma: Zelensky «potrebbe restare a capo di questo pezzetto di Ucraina filoamericana, ma credo che verrà ucciso prima», per mano «di un parente delle vittime dei suoi crimini o dagli stessi nazisti di Azov».
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