Una “pillola avvelenata” per Elon Musk? Il piano di Twitter per ostacolare la scalata del miliardario

Il Cda ha adottato il piano noto come “poison pill”: tramite un aumento di capitale, incrementerebbe il numero di azioni disponibili e le offrirebbe a prezzo di saldo ad altri shareholder

Il Consiglio d’amministrazione di Twitter ha adottato una poison pill per per scoraggiare Elon Musk, intenzionato a comprare l’intera compagnia, dopo averne acquisito il 9,2% lo scorso 5 aprile. Il consiglio ha adottato il piano all’unanimità e scadrà il 14 aprile 2023. Risultano quindi vere le indiscrezioni del Wall Street Journal che aveva annunciato l’arrivo di un piano chiamato “pillola avvelenata”. Questo piano parte nel caso in cui un’entità, una persona o un gruppo acquisisse il 15 per cento (o più) delle azioni in circolazione in una transazione non approvata dal board. Il Cda si era riunito ieri, giovedì 14 aprile, per discutere della proposta del patron di Tesla – 43 miliardi di dollari, ben più del valore dell’azienda, stimato intorno ai 37 miliardi.


Come funziona la poison pill?

La pillola avvelenata è una tattica comunemente adottata dalle società quotate in Borsa in alcuni casi in cui un azionista voglia acquistare l’intera compagnia. Il suo funzionamento è tanto semplice quanto efficace: tramite un aumento di capitale, la società incrementa il numero di azioni disponibili, e le offre a prezzo di saldo agli altri shareholder (quelli non intenzionati ad acquisire l’intera società). Così facendo, il valore delle singole azioni aumenta, dato che la forte domanda, seppur “artificiale”, fa salire i prezzi. Inoltre, proprio perché l’aumento di capitale è controbilanciato dalla creazione di nuove azioni, il potenziale compratore si ritrova a possedere una percentuale minore della compagnia. Se questa tattica venisse adottata, non solo l’influenza di Musk diminuirebbe al ridursi della sua quota azionaria, ma il miliardario si troverebbe anche a dover pagare molto di più per acquistare Twitter.


Il Cda starebbe soppesando questa possibilità per evitare che Musk acquisti l’intera società, opzione che lo stesso consiglio ha definito «indesiderata». Un semplice rifiuto del Cda, però, potrebbe non essere sufficiente a fermare il miliardario. A quel punto infatti il patron di Tesla potrebbe rivolgersi direttamente agli altri azionisti, e questi potrebbero cedere facilmente di fronte al premio del 38% che Musk è disposto a pagare su ogni azione venduta (il miliardario ha offerto 54 dollari ad azione, a fronte di un valore attuale di circa 45 dollari). Riguardo questa possibilità, Musk ha twittato che «sarebbe indifendibile non far valutare quest’offerta agli investitori», aggiungendo che «sono loro a possedere la compagnia, non il Cda».

I dubbi sull’offerta di Musk

Musk, nonostante possieda un patrimonio di oltre 270 miliardi di dollari, potrebbe non avere a disposizione abbastanza liquidi per l’acquisto, tanto che in una TED Talk è stato lui stesso a dire di non essere sicuro che ce la farebbe. Il miliardario potrebbe vendere azioni di Tesla e SpaceX, ma rischierebbe di incorrere in una maggiore tassazione che potrebbe sfuggire dal suo controllo, spiega il Wall Street Journal. Inoltre, Musk, dopo vari tentennamenti ha rifiutato una posizione nel Consiglio d’amministrazione di Twitter. Il Cda quindi si trova adesso a valutare l’offerta di un investitore che ha dichiarato di «non avere fiducia nella direzione della compagnia». Infine, anche parte degli investitori è scettica. Il principe saudita Al Waleed bin Talal, uno degli storici azionisti del social network, ha detto: «Non credo che l’offerta proposta da Elon Musk si avvicini al valore intrinseco di Twitter, date le sue prospettive di crescita».

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