Lockdown a Shanghai, scatta il sistema a «circuito chiuso» per le aziende che riaprono: lavoratori costretti nella bolla

I lavoratori dovranno vivere sul posto di lavoro. Quello di Tesla tra i primi stabilimenti già pronti a ripartire: un materasso, un sacco a pelo e tre pasti al giorno per ogni dipendente

Le autorità cinesi non fanno passi indietro sulla politica «Zero Covid» contro la nuova ondata di Omicron, ma iniziano a preoccupare le conseguenze economiche del rigido lockdown imposto a fine marzo a Shanghai, previsto per almeno un’altra settimana. Le autorità locali hanno autorizzato 666 aziende a riprendere la produzione, rimasta ferma per più di tre settimane, a patto di mettere in piedi un sistema a «circuito chiuso», in cui i lavoratori vivranno sul posto di lavoro, in modo da evitare il contatto con un potenziale contagio esterno, e saranno testati regolarmente. Un metodo «a bolla» che già era stato adottato nelle ultime settimane da alcune grosse aziende manifatturiere, campus universitari e aziende finanziarie della città, ma che ora potrebbe interessare ufficialmente decine di migliaia dei suoi 26 milioni di abitanti.  


Secondo il quotidiano di Hong Kong South China Morning Post, la Commissione di economia e tecnologia dell’informazione – responsabile dello sviluppo industriale nella megalopoli – ha pubblicato la lista venerdì scorso, dove spiccano aziende di settori chiave come i chip, l’energia e l’automobile, tra cui il gigante cinese dei semiconduttori Smic, Volkswagen e Tesla, l’azienda produttrice di veicoli elettrici statunitense. Proprio l’impresa di Elon Musk sarebbe tra le aziende già pronte ad accogliere il rientro dei lavoratori: secondo una comunicazione interna vista da Bloomberg, Tesla fornirà un materasso, un sacco a pelo, tre pasti al giorno e un’indennità di alcune decine di dollari a tutti i dipendenti dello stabilimento di Shanghai. I circa 400 dipendenti, che dovranno vivere all’interno della fabbrica almeno fino al 1° maggio, saranno sottoposti al tampone nei primi tre giorni dall’avvio del sistema, saranno sottoposti al controllo della temperatura due volte al giorno e saranno tenuti a lavarsi le mani almeno quattro volte al giorno.  


Intanto, tra domenica 17 e ieri 18 aprile, per la prima volta dall’inizio della nuova ondata che da fine febbraio ha fatto registrare nella città più di 340mila casi, sono stati annunciati 10 morti per Covid-19. Le autorità locali hanno riferito che si tratta di persone tra i 60 e i 101 anni, tutte con varie malattie croniche. Seppur in calo, sono ancora migliaia i casi giornalieri registrati al di fuori delle strutture adibite ai positivi o ai sospettati di esserlo (più di 19 mila ieri 18 aprile, più di 21mila domenica 17). Come riporta Reuters, ora la speranza delle autorità è di riuscire a raggiungere entro mercoledì «zero casi sociali», raccogliendo tutte le persone positive all’interno dei centri dedicati, che possono ospitare fino a 140 mila persone, e imponendo tamponi in massa alla popolazione. Questo permetterebbe di allentare le restrizioni generalizzate, duramente contestate dagli abitanti di Shanghai, che sui social (e per strada) continuano a manifestare il loro disagio, tra difficoltà nel reperire cibo e acqua, persone prelevate da casa con la forza, anche i bambini, e animali domestici uccisi perché potenziali diffusori di Covid-19.

Leggi anche: