L’Ungheria si piega a Mosca. La conferma del governo: «Pagheremo il gas in rubli»

Lo scorso 30 marzo Putin ha firmato il decreto che regola i contratti con i «Paesi ostili», obbligando al pagamento in valuta russa e minacciando lo stop delle forniture

«L’Ungheria non ha dubbi sul proprio obbligo di pagare il gas russo nel modo che garantisca la sua regolare fornitura», a dirlo è il ministro degli Esteri ungherese Péter Szijarto, confermando quindi l’intenzione del governo di Budapest di pagare il gas russo in rubli. In queste ore il ministro si trova in visita ufficiale a Zagabria dove ha tenuto una conferenza stampa congiunta con il collega croato Gordan Grlic-Radman. «L’approvvigionamento dell’energia è materia di sicurezza nazionale e il governo ha il dovere di garantire la sicurezza dei cittadini». Lo scorso 31 marzo Vladimir Putin ha firmato il decreto presidenziale sulle regole del commercio di gas naturale russo con i cosiddetti «Paesi ostili», obbligando al pagamento in rubli. In alternativa Mosca sarà pronta a sospendere i contratti attivi. Per cominciare a pagare in rubli i Paesi dovranno aprire conti speciali presso la Gazprombank, banca controllata dallo Stato. Uno degli ultimatum arrivati dal Cremlino poche ore fa era stato rivolto alla Polonia. Solo due giorni fa Gazprom aveva minacciato di tagliare le forniture se entro poche ore il Paese non avesse deciso di accettare l’obbligo imposto da Putin. Stessa cosa poche ore prima era accaduto con la Bulgaria. Al rifiuto categorico di entrambi i governi Mosca ha deciso ufficialmente di bloccare il flusso nei condotti di gas.


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