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L’ossessione di Maja per i soldi, la crisi con la moglie, le scuse alla figlia: cosa sappiamo sul massacro di Samarate

06 Maggio 2022 - 15:28 Redazione
Lo scorso 4 maggio sono state ritrovate morte Stefania Pivetta e sua figlia Giulia, uccise a martellate. Il punto sulle indagini

Aumentano i dettagli sulla strage avvenuta nella notte tra il 3 e il 4 maggio a Samarate, città di 16mila abitanti in provincia di Varese, dove Alessandro Maja (57 anni) avrebbe ucciso a martellate la moglie e la figlia, mentre il figlio è rimasto gravemente ferito. L’interrogatorio di garanzia dell’accusato, previsto oggi a Busto Arsizio, è saltato, e le condizioni psichiche del 57enne – accusato di omicidio volontario plurimo e tentato omicidio – sono state ritenute «incompatibili con il carcere», secondo quanto dichiarato dai suoi avvocati difensori, Enrico Milani e Sabrina Lamera. L’uomo, hanno detto, si trova «in ospedale a Monza, ricoverato in psichiatria».

Il massacro di mercoledì notte

Dopo la presunta aggressione alla moglie e alla figlia, Alessandro Maja avrebbe provato a suicidarsi: è stato ritrovato ancora sporco di sangue dai carabinieri e i soccorritori del 118 intervenuti sul posto. Sua moglie Stefania Pivetta, 56 anni, e la figlia Giulia, 16 anni, erano state aggredite con un martello, e avevano perso la vita dopo l’attacco. Il figlio 23enne, Nicolò, era stato invece trasferito in condizioni gravissime all’ospedale di Varese. A lanciare l’allarme erano stati i vicini di casa. Maja ora è fuori pericolo ma sotto strettissima sorveglianza. Secondo quanto riportato da Varese News, nonostante i conoscenti ritenessero la famiglia serena, i parenti della moglie erano a conoscenza da tempo di problemi coniugali tra i Pivetta.

Le testimonianze di vicini e conoscenti

Vicini e conoscenti hanno definito i membri della famiglia Maja-Pivetta «persone perbene, semplici», la loro dirimpettaia ha affermato di non averli mai sentiti litigare. La vice sindaca di Samarate, Nicoletta Alampi, ha aggiunto che neanche i servizi sociali della città, dove lei lavora, avevano mai avuto notizia di problemi legati alla coppia o ai loro figli. Il fratello di Stefania, Mirko, nonostante abbia definito l’autore del delitto «un mostro», ha ammesso davanti ai cronisti delle testate nazionali e regionali che «prima non lo è mai stato né con mia sorella, né con i figli». Eppure, Alessandro Maja avrebbe confessato ad alcuni colleghi di star affrontando una crisi all’interno del suo matrimonio, secondo quanto riportano testate locali, citando voci che sostengono come la donna si fosse già rivolta a un avvocato per chiedere la separazione. Alessandro di Giacomo, gestore del mercatino di San Salvatore a Malnate presso il quale Stefania Pivetta ormai da due anni esponeva i suoi lavori a maglia, ha raccontato: «[Stefania] era una persona bellissima, solare. Ultimamente quando le chiedevo come stesse, alzava gli occhi al cielo e diceva ‘lasciamo perdere, poi ti racconto, poi ti dico’. Faceva intendere di avere qualche problema, ma non abbiamo avuto il tempo».

Maja ripeteva: «Sono un mostro»

Le indagini dei carabinieri di Varese, coordinati dalla procura di Busto Arsizio, aggiungono un ulteriore tassello: come scrive Repubblica, nelle ultime settimane l’autore del delitto avrebbe iniziato a sviluppare un’ossessione per i soldi, perseguitato dalla paura di finire in bancarotta. Il profilo che emerge di Maja è quello di un uomo solitario e rabbioso, che spesso si infuriava con la sua consorte, accusata di «spendere troppo». Il padre di Stefania Pivetta ha raccontato che sua nipote Giulia, prima di morire, gli avrebbe detto: «È successo qualcosa di strano stanotte, papà è venuto sul mio letto e mi ha chiesto scusa». Il Corriere riporta inoltre che dopo la mattanza l’architetto sarebbe uscito per strada in mutande e avrebbe iniziato a urlare per la strada: «Finalmente ci sono riuscito». Maja adesso ha lasciato il carcere per essere ricoverato in psichiatria. Se davanti al pm Carlo Alberto Lafiandra si era avvalso della facoltà di non rispondere, mentre lasciava l’ospedale continuava a ripetere ad alta voce: «Sono un mostro». Manuela Ceriotti, la prima ad accorrere insieme a sua figlia presso la casa della famiglia dove Maja si trovava in una pozza di sangue, ha raccontato che «con tono tranquillo, apparentemente non agitato», l’uomo avrebbe dichiarato: «Li ho uccisi tutti. Sono stato io».

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