Irene Pivetti a rischio processo per evasione e riciclaggio, la procura chiede il rinvio a giudizio: l’inchiesta sulla compravendita di tre Ferrari

Pivetti, nei giorni scorsi, ha parlato coi pm sostenendo le sue ragioni in «oltre sette ore di interrogatorio». Ha «spiegato e ricostruito correttamente i fatti che le contestano»

La procura di Milano ha chiesto il rinvio a giudizio per Irene Pivetti, ex presidente della Camera, e per altre cinque persone nell’ambito di un’inchiesta su riciclaggio, auto-riciclaggio ed evasione fiscale per una serie di operazioni commerciali sospette, tra le quali la compravendita di tre Ferrari Gran Turismo, servite – secondo l’accusa – per riciclare soldi che sarebbero stati sottratti al fisco. Il Riesame di Milano, lo scorso febbraio, accogliendo il ricorso del pm Giovanni Tarzia, dopo la bocciatura del Gip, ha disposto il sequestro di circa 3,5 milioni di euro a carico di Pivetti e di quasi mezzo milione a un suo consulente, Pier Domenico Peirone. Quest’ultimo ha patteggiato 1 anno e 10 mesi, pena sospesa. L’uomo era accusato di riciclaggio di circa 500 mila euro, ossia del «denaro ottenuto da Pivetti con l’operazione di acquisto del logo della scuderia Isolani» attraverso due società. Denaro che per i pm è frutto di parte dell’evasione fiscale contestata all’ex esponente leghista.


Gli indagati

Si attende ora il giorno dell’udienza in Cassazione a seguito del ricorso presentato dal legale di Pivetti, l’avvocato Filippo Cocco, che si è opposto al sequestro. Il pm, dunque, ha chiesto il processo, oltre che per Pivetti, anche per il pilota di rally ed ex campione di Gran Turismo Leonardo ‘Leo’ Isolani, la moglie Manuela Mascoli, la figlia di lei Giorgia Giovannelli, il notaio Francesco Maria Trapani e un altro imprenditore, Candido Giuseppe Mancaniello. Nei prossimi mesi spetterà al Gup Fabrizio Filice decidere se mandare a giudizio o meno l’ex presidente della Camera.


Le accuse

Secondo i giudici del Riesame, Pivetti, tra il 2016 e il 2017, avrebbe raggiunto l’obiettivo «fraudolento di evasione fiscale» compiendo, di fatto, «operazioni simulate» e «avvalendosi di documenti falsi e di altri mezzi fraudolenti». A Pivetti viene contestato, con altri indagati, di avere aiutato a evadere imposte per oltre 5 milioni di euro (ovvero il debito fiscale dell’ex pilota Isolani). Sarebbe stata consapevole «delle difficoltà finanziarie di Isolani» e l’avrebbe aiutato «a sottrarre i beni», come le tre Ferrari ma non solo dalle procedure di riscossione dell’Erario. Sempre per l’accusa, avrebbe usato mezzi fraudolenti «idonei ad ostacolare l’accertamento e indurre in errore l’amministrazione finanziaria», come la presunta vendita simulata attraverso una delle società del gruppo Only Italia, a lei riconducibile, ad una società di Hong Kong. Pivetti, infine, avrebbe evaso le tasse per circa 3,5 milioni di euro, denaro che avrebbe rimpiegato in «attività imprenditoriali e finanziarie». Da qui l’accusa di presunto autoriciclaggio nel 2018.

La difesa dell’ex presidente della Camera

Pivetti nei giorni scorsi ha parlato coi pm per sostenere le sue ragioni in «oltre sette ore di interrogatorio». L’ex presidente della Camera ha «spiegato e ricostruito correttamente i fatti che le contestano» e «ovviamente dopo una vicenda del genere ci si aspettava la richiesta della Procura, che discuteremo finalmente davanti al Gup». A farlo sapere è l’avvocato Filippo Cocco, legale dell’ex presidente della Camera.

Foto in copertina di repertorio: ANSA/MASSIMO PERCOSSI

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