Giornalista di Al Jazeera uccisa, Abu Mazen: «Shireen era la voce della nazione. No a indagini congiunte con Israele»

Il presidente dell’Anp: «Addossiamo a Israele la piena responsabilità». E annuncia che il caso sarà sottoposto alla Corte penale internazionale

«Diamo oggi l’addio a Shireen Abu Akleh che era la voce della verità e la voce della nazione». Così il presidente dell’Autorità Nazionale Palestinese Abu Mazen ha dato l’ultimo saluto alla giornalista di Al Jazeera colpita a morte l’11 maggio a Jenin, in Cisgiordania, durante uno scontro tra miliziani palestinesi ed esercito israeliano. «Addossiamo a Israele la piena responsabilità», ha continuato Abu Mazen parlando nel palazzo della Muqata davanti le spoglie della fotoreporter. «Ci rifiutiamo di svolgere un’indagine congiunta con gli israeliani, che hanno compiuto questo crimine. Non abbiamo fiducia in loro». Abu Mazen ha poi fatto sapere che il caso sarà sottoposto alla Corte penale internazionale. Le spoglie di Shireen Abu Akleh sono arrivate al palazzo presidenziale Muqata di Ramallah. Alle esequie ufficiali ha preso parte l’intera leadership palestinese. Il camioncino con il feretro è partito da un ospedale di Ramallah per poi arrivare al palazzo scortato da una grande folla. La giornalista, che era cristiana-ortodossa, verrà sepolta il 13 maggio in un cimitero di Gerusalemme.


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