Le sanzioni alla Russia funzionano? «Senza embargo al petrolio l’economia continua a reggere»

Secondo l’analisi dell’Economist, l’economia del Paese riuscirà a resistere finché non si intaccherà il settore energetico

A causa delle sanzioni imposte dai Paesi occidentali, l’economia russa sta peggiorando. Ma senza subire crolli: secondo quanto riportato da l’Economist, l’attività economica quotidiana dei russi pare non aver risentito molto delle misure adottate. Lo scorso 29 aprile, il tasso di interesse sui titoli di stato russi è stato abbassato dal 17% al 14%, segno che i mercati ripongono maggiore fiducia rispetto a febbraio nella capacità di Mosca – che ha un’economia abbastanza “chiusa” e quindi non particolarmente dipendente da altri Paesi – di sopravvivere alle sanzioni.


Il default arriverà, ma non subito

Le sanzioni stanno avendo effetto, ma forse non drasticamente come sperato. I prezzi dei beni di consumo, ad esempio, sono aumentati del 10% dall’inizio dell’anno per via del deprezzamento del rublo, che ora però ha recuperato il suo valore rispetto al pre-guerra. Le immatricolazioni di auto, invece, sono diminuite del 78%, anche a causa del deficit di componenti che dovrebbero arrivare dai Paesi sanzionatori. L’economia russa, insomma, sta soffrendo, ma in settori non fondamentali al suo sostentamento. Mancano componenti meccaniche e prodotti chimici industriali, ad esempio. Gli analisti prevedono che la Russia stia andando incontro a una profonda recessione, con il Pil della federazione che diminuirà dell’8,8% nel 2022, l’inflazione che entro fine anno schizzerà al 22% e il debito che costringerà il Paese al default, ma ci vorrà tempo prima che gli effetti vengano percepiti in maniera significativa.


Il valore del rublo, mantenuto alto “artificialmente”

Gli effetti delle sanzioni sono contrastati principalmente da due fattori: l’export di idrocarburi e le misure adottate per mantenere stabile il valore del rublo. Mosca, ad esempio, ha convertito l’80% dei suoi profitti in valuta straniera in rubli, e alcune società energetiche potrebbero iniziare a pagare il gas direttamente in valuta russa. I russi, inoltre, nei prossimi sei mesi non potranno trasferire all’estero più di 9.600 euro. Tramite questi accorgimenti, la domanda del rublo si mantiene alta, e di conseguenza anche il suo valore.

Gas, petrolio e carbone sorreggono l’economia russa

Il settore economico che sta trainando la Russia, al momento è quello degli idrocarburi, non a caso uno dei pochi non sanzionati. Dall’inizio della guerra, la Russia ha esportato oltre 60 miliardi di euro in idrocarburi. Nel primo trimestre del 2022, gli introiti da questa attività sono stati dell’80% maggiori rispetto allo stesso periodo del 2021. Secondo l’Economist, non ci si potrà aspettare un crollo dell’economia russa almeno finché l’Ue non istituirà il tanto discusso embargo del petrolio russo.

I disagi per l’export di Italia e Germania

Le sanzioni sono poi ricadute anche sui sanzionatori. Il Corriere della Sera ha evidenziato che Italia e Germania hanno visto calare il loro export in Russia rispettivamente del 51% e del 59%. La Germania, ad esempio, ha ridotto le proprie importazioni di petrolio dalla Russia, ma ha aumentato quelle di cereali e carbone. Nel complesso Berlino ha inviato a Mosca pagamenti del 78% maggiori a marzo rispetto all’inizio della guerra. Lo stesso dato per Roma sale addirittura al 152%. L’Italia spende in Russia dieci volte quello che la Russia spende in Italia.

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