Salvini congela il viaggio a Mosca, parla il superconsulente che ha irritato la Lega: «Putin sapeva del nostro piano di pace: ci sono stati segnali»

La missione di pace a Mosca avrebbe dovuto portare Salvini direttamente davanti al capo del Cremlino, come garantisce l’ex deputato Antonio Capuano. Ma il governo italiano sarebbe stato avvertito solo poche ore prima della partenza: «Per non bruciare la trattativa»

Il viaggio di Matteo Salvini a Mosca è sospeso, almeno per ora. Gli attacchi dagli alleati di governo e le tensioni interne alla Lega per un’iniziativa decisa in sostanziale autonomia hanno fatto saltare la partenza, che secondo Repubblica sarebbe dovuta esserci ieri domenica 29 maggio. Quella che ai più sembrava un piano improbabile, secondo l’ex parlamentare di Forza Italia, Antonio Capuano, aveva ambizioni altissime. L’avvocato e nuovo consulente di Salvini, senza un vero e proprio incarico formale, parla con i principali quotidiani italiani innanzitutto confermando che quel viaggio era praticamente pronto e puntava al massimo risultato possibile: provare a chiedere un cessato il fuoco in Ucraina direttamente a Vladimir Putin. A Mosca spiega Capuano a Francesco Lauria su Repubblica «avremmo dovuto presentare un piano di pace in quattro punti», individuando una sede neutrale per le trattative.


I segnali di Putin

Il piano di pace di Salvini non sarebbe passato attraverso parlamentari o funzionari, né tantomeno dal ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov, ma direttamente al capo del Cremlino. Capuano è sicuro che non avrebbero certo incontrato «le quarte linee. Avete scritto Lavrov – dice al giornalista di Repubblica – ma non avremo dovuto fermarci lì». Del piano sarebbe poi stato costantemente informato lo stesso Putin: «Mi sembra chiaro – rivendica Capuano – E alcuni segnali da Mosca sono pure arrivati». L’ex deputato forzista collega le pressioni di Salvini sul governo italiano perché venisse ritirata la candidatura di Mosca per l’Expo con la decisione del Cremlino di fare effettivamente un passo indietro pochi giorni dopo: «E nei giorni successivi è arrivata la disponibilità dei russi, pur non priva di condizioni, a far partire le navi con i carichi di grano. Un altro segnale di apertura – spiega l’avvocato – diciamo non casuale: io e Matteo ne avevamo parlato in ambasciata. Anzi i russi ci avevano detto che su questo punto potevamo spingere».


Quella di Salvini delle ultime settimane sarebbe stata una vera e propria attività diplomatica attiva su diversi fronti, sempre affiancato da Capuano. Ma con quale mandato? L’ex deputato garantisce che il senatore leghista si è mosso solo «in nome della fine di un conflitto che dovrebbe interessare tutti. L’idea era quella di avvertire il governo qualche ora prima di partire, per far sì che non si bruciasse la trattativa. Ma se Draghi avesse opposto il suo niet, state certo che non saremmo partiti». E così per il momento sembra sia andata.

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